Nic Salerno: "La mia Inghilterra"

L'ex diesse alabardato adesso è al Leeds di Cellino: "Qui 25mila spettatori a gara e famiglie allo stadio"
Nicola Salerno con Massimo Cellino
Nicola Salerno con Massimo Cellino

TRIESTE La valigia l’ha sempre tenuta a portata di mano. Nicola Salerno fa il dirigente sportivo da 30 anni. «E ho visto tutto, girando dappertutto. Nord, Centro, Sud, isole. Serie A, B, C». Da Opicina, dove ha messo radici, a Leeds tuttavia il passo è più lungo e non solo geograficamente. Altro mondo, altro calcio.
Salerno è arrivato al Leeds, nobile decaduta del calcio britannico, attualmente sedicesima nella Football League Championship (la loro serie B) con Massimo Cellino, l’ex patron del Cagliari che ceduto il club sardo ha affrontato l’avventura inglese. Serie B ma piena di bei nomi: al primo posto c’è il Derby County, in mezzo al gruppo il Nottingham Forest con le sue due Coppe dei Campioni in bacheca.
Nell’epoca di Internet certe fame viaggiano più veloci delle persone: al quarto cambio di allenatore a Leeds qualcuno ha tirato in ballo le vecchie abitudini di Cellino in Sardegna, dove gli allenatori se mangiavano il panettone faticavano a digerire la colomba.
«In realtà la squadra non andava e i tifosi erano i primi a protestare. Ma abbiamo tutti a cuore le fortune della squadra».
Quanto è diverso il calcio inglese da quello italiano?
Molto. E forse più dal punto di vista culturale che tecnico. Chi opera nel calcio in fondo prova a farlo a qualsiasi latitudine ma sono le condizioni a cambiare. E a cambiarti.
Ad esempio?
Il modo di vivere le partite. Non avvertiamo pressione durante la settimana ma il sabato gli stadi sono pieni. Noi registriamo in media 25mila spettatori ma se la classifica dovesse migliorare potremmo arrivare facilmente a 30mila. Mentre in Italia ci si lamenta per il calo del pubblico, qui non si avverte la crisi. Magari c’entra anche la televisione...
Cioè?
Viene trasmesso in diretta un solo incontro mentre gli altri si possono vedere più tardi, verso sera. Così chi vuol vivere certe emozioni in diretta deve andare allo stadio, un po’ come succedeva anni fa in Italia. Una volta a vedere Milan-Cagliari a San Siro andavano in 60mila, ora in 20mila. E allo stadio vedo anche le famiglie.
Presidente italiano, ds italiano, diversi italiani nella rosa. Antenucci, Bellusci, Silvestri...A Leeds che ne pensano?
Ma guardate che anche nel calcio inglese abbondano le squadre multietniche...Noi abbiamo italiani, uno sloveno (Benedicic), francesi, il brasiliano Adryan. L’allenatore però è inglese e nello spogliatoio si parla una lingua sola.
Certo che Cellino, però, è un personaggio che dà da scrivere ai media...
Io lo valuto come presidente di un club calcistico: perfetto, sia per il rigore organizzativo che per la gestione del bilancio. Sempre attento a spendere meno di quanto incassa. Non farà mai passi azzardati. Il carattere lo rende un personaggio ma non mi interessa...
A proposito di personaggi italiani in Inghilterra, Balotelli è sempre nel mirino.
Il problema è che gioca male, mica quello che combina fuori dal campo. L’ho visto calciare fuori palloni che tempo fa avrebbe scaraventato in porta. Non è in forma. Nel tempo libero è libero di fare anche qualche “balotellata”.
Scendiamo di livello. A Leeds arrivano anche notizie sulla Triestina?
Mi tengo informato. Internet serve a questo. Non mi fa piacere vederla in quella categoria e in quella posizione. Sento che verranno acquistati altri giocatori. Se le voci sul possibile arrivo di Alessandro fossero vere...
É uno buono?
Un giocatore che segna un sacco di gol in Lega Pro. Sarebbe un bel colpo per la Triestina ma credo che uno così abbia la fila di pretendenti fuori dalla porta e non costi poco. So però che è di Roma, ha giocato nel Grosseto, la nuova proprietà alabardata è legata a quelle zone, magari c’è un punto di contatto.
In tema di bomber, in Eccellenza prosegue la seconda primavera di Denis Godeas.
Grande giocatore. L’avevo al Messina quando salimmo dalla C1 in B e anche l’anno dopo. Con il tempo è cambiato da attaccante di movimento a uomo d’area, e questo è segno di intelligenza. Non è più un ragazzino ma ha trovato il modo per continuare a far male alle difese avversarie comunque.
Peccato che non abbia avuto fortuna in A.
L’avrebbe meritato. Con il destino va così. Penso anche a Princivalli. Gli infortuni ne hanno condizionato la carriera.
 

Riproduzione riservata © Il Piccolo