Pallacanestro Trieste, su coach Gonzalez il peso delle sconfitte

Dopo la sconfitta in casa dell’Igokea grande responsabilità sulle spalle di Gonzalez alla guida di un gruppo senza identità

Lorenzo Gatto
(foto Francesco Bruni)
(foto Francesco Bruni)

Un avvio tremendo, inatteso, che getta un’ombra pesante sulle ambizioni e, soprattutto, sulla tenuta psicologica di una Pallacanestro Trieste che appare persa nelle sue fragilità.

La Pallacanestro Trieste cade anche in Bosnia: l’Igokea vince 91-76
(foto Basketball Champions League)

Il passo falso di martedì sera in Bosnia, sul campo dell’Igokea, certifica la crisi di una squadra mai realmente in partita che si è arresa quasi senza lottare centrando la terza sconfitta consecutiva in Champions League e la quinta in sei uscite stagionali tra campionato e coppa.

Il muro contro cui si è schiantata Trieste in Bosnia non è fatto di mattoni, ma di paure e incertezze. La qualificazione in Europa, adesso, è appesa a un filo ma la vera emergenza si gioca sul fronte interno, sull'umore di una piazza che da questa squadra si aspettava ben altro dopo la costruzione estiva e l'arrivo di elementi di esperienza come Juan Toscano-Anderson.

Gonzalez dopo la sconfitta con l’Igokea: «Dobbiamo rimanere uniti»
(foto Basketball Champions League)

La fragilità difensiva, l'attacco troppo spesso confuso e l’incapacità di reagire con lucidità nei momenti cruciali delle partite sono i sintomi evidenti di una squadra che non ha ancora trovato una sua identità e nemmeno il carattere.

Sulle spalle del coach

Alla vigilia della trasferta bosniaca, il tecnico spagnolo aveva chiesto ai suoi giocatori di ritrovare l'anima e di rimanere uniti, un appello che suona ora più come un’estrema richiesta di aiuto che come una carica motivazionale.

Il tecnico spagnolo è l'uomo nell'occhio del ciclone: il suo sistema di gioco fatica a ingranare, l'alchimia di squadra sembra un miraggio e le rotazioni, spesso, non riescono a dare la scossa necessaria. Le parole di Sissoko, che ha individuato nell’approccio e negli inizi di partita la chiave dei problemi, sono un segnale chiaro che la squadra riconosce le proprie mancanze ma non riesce a trovare la quadra per risolverle sul campo.

Trieste è schiacciata tra la delusione europea e l’ansia di un campionato che non aspetta. La crisi di risultati ha inevitabilmente messo con le spalle al muro l'ambiente intero. Ma, come spesso accade nello sport, il calendario offre la possibilità di un’immediata inversione di rotta.

L’ora del derby

Proprio in questo scenario, arriva la partita contro Udine. Non è solo una gara, è un crocevia emotivo, una sfida che va oltre i due punti in palio.

È la partita della vita in questo inizio di stagione, la chance per dimostrare che il gruppo ha la forza d’animo per reagire. Il derby, in qualsiasi sport, azzera le classifiche e, in questo caso, potrebbe resettare le scorie delle sconfitte europee e l'incertezza in campionato.

Per Gonzalez e i suoi, non è ammissibile un altro passo falso in una gara così sentita e fondamentale per l’orgoglio della piazza giuliana. I tifosi, sebbene delusi, sono pronti a stringersi attorno alla squadra al PalaTrieste, trasformando l’arena in una bolgia dove ogni palla contesa, ogni canestro, assumerà un peso specifico incalcolabile.

Vincere contro Udine non risolverebbe magicamente tutti i problemi ma garantirebbe ossigeno vitale, fiducia e, cosa più importante, restituirebbe un senso di appartenenza e riscatto ai giocatori.

Al contrario, una sconfitta, specialmente in un derby casalingo e in questo particolare momento storico, non solo acutizzerebbe la crisi ma farebbe inevitabilmente scattare riflessioni ben più profonde e forse definitive sulla gestione tecnica e sul futuro immediato della squadra.

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