Stankovic: pronto a tutti i ruoli per l’Unione

«Mi troverei a disagio solo da difensore centrale. Voglio riprendermi la nazionale austriaca»
TRIESTE. E venne il giorno di gloria anche per Marko Stankovic. Dopo un anno di presenze a singhiozzo, scampoli di partita e prestazioni troppo spesso poco convincenti, il ventiquattrenne austriaco di origine serba è stato rispolverato da Arrigoni a Bergamo nell’inedito ruolo di centrocampista centrale. E lui si è fatto trovare pronto, sfoderando una prova lucida e grintosa.


Stankovic, finalmente una partita in alabardato da protagonista.

Sono contento di aver giocato e della mia prova, ma soprattutto di una vittoria in trasferta che per noi era fondamentale. La situazione era un po’ dura, eravamo sotto pressione perché le rivali in classifica avevano vinto, quindi non potevamo sbagliare.


È stata la sua più bella prova con la Triestina?

Forse sì, perché è andato veramente tutto come volevo. Quando sono in campo il mio primo pensiero è vincere la partita, se poi gioco bene tanto meglio.


Come è nata in settimana la scelta di giocare in quel ruolo?

In allenamento il mister me ne ha parlato: mi ha detto che mi sto allenando benissimo, di continuare così e che sarebbe venuto anche il mio momento. E che voleva provarmi a centrocampo. Alla fine è andata proprio così: mi sono trovato bene in quel ruolo anche se era la prima volta che ci giocavo a Trieste.


Però il ruolo non era per lei una novità assoluta.

No, avevo giocato in quella posizione anche con l’under 21 austriaca, ma c’è molta differenza tra quel livello e la serie B italiana, qui è molto più difficile. Chissà, forse è proprio questo il mio ruolo giusto.


Però quando poco più di un anno fa arrivò a Trieste, si aspettava qualcosa di più da questa esperienza, vero?

Certamente mi aspettavo di giocare di più. Ma per me la situazione è più difficile rispetto agli altri giocatori: da quando sono qua, abbiamo cambiato quattro allenatori, ed è logico che un calciatore austriaco uno lo conosca meno. È naturale che ogni tecnico, appena arriva, metta in campo i giocatori che conosce meglio, lo farei anch’io se fossi un allenatore. Quindi a me occorre almeno un mese per farmi vedere in allenamento.


E poi c’è la questione della nazionale austriaca.

Già, da quando sono a Trieste non sono mai stato convocato. Il mister della nazionale si aspetta tanto da me, ma dice che non può convocarmi se non gioco titolare nel mio club. Il mio obiettivo è quello: giocare più possibile con la Triestina e riconquistare la nazionale austriaca: a quel punto sarei felice, perché a Trieste non mi manca niente, c’è una buona società e la città è bellissima. E poi abito a Opicina: c’è tanto verde e fa più freddo, quindi mi fa sentire un po’ più a casa.


C’è qualcosa che si rimprovera?

So bene che devo migliorare tanto. So che devo essere più pericoloso in zona gol, e che da centrocampista centrale non devi sbagliare nulla. Comunque sto aspettando il dvd per fare un’analisi privata della mia partita, come del resto faccio sempre.


E di solito cosa ne ricava?

Che alla fine sono sempre un po’ deluso rispetto alla sensazione dal campo, e penso che avrei potuto fare molto di più.


È stato difficile abituarsi al calcio italiano?

È completamente diverso da quello austriaco, un’altra filosofia di gioco. Adesso però lo conosco e so cosa devo fare, mi manca solo la continuità. E poi all’inizio è stata dura anche perché non parlavo italiano.


Ma qual è il suo ruolo preferito?

A questo punto è indifferente, perché ho fatto un po’ di tutto in questi anni: la seconda punta, il centrocampista centrale, l’esterno a sinistra e a destra. E devo dire che mi piace tutto, per me è veramente uguale, basta essere in campo. L’unica cosa che non ho mai fatto è il difensore centrale, per quello mi mancano i centimetri.


Ma questa Triestina soffrirà fino alla fine per salvarsi?

Noi di volta in volta dobbiamo pensare solamente alla prossima partita. Non possiamo parlare di salvezza facile dopo una vittoria, dobbiamo guadagnarcela e l’importante è la continuità. E poi bisogna ricominciare a vincere in casa, visto che è da tanto che non ci riusciamo.

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