Stroncato dal coronavirus Santo Rossi, il gigante buono dell’Ugg che salì in serie A

GORIZIA
Nell’interminabile sequenza di lutti che in queste settimane sta attraversando il Paese, ce n’è anche uno che colpisce da vicino il mondo dello sport goriziano.
È morto infatti all’età di 80 anni, portato via dal Covid-19, Santo Rossi, il “gigante buono” del basket italiano con un passato in maglia Ugg. Friulano di nascita ma marchigiano d’adozione (vivendo da oltre 50 anni a Montegranaro), Rossi era un pivot di 208 centimetri tanto pacato e buono fuori dal campo quanto determinato e generoso sul parquet.
Ha vestito nella sua carriera anche la maglia dell’Unione ginnastica goriziana tra il 1965 e il 1967, vincendo un campionato di Serie B e disputando una stagione, seppur sfortunata per la retrocessione finale, nella massima serie. Era, quella, la squadra allenata dal “paròn”, Tonino Zorzi, che proprio in biancoazzurro iniziava la sua straordinaria carriera in panchina, e oggi ha solo parole dolcissime, e addolorate, per il suo ex giocatore.
«Santo era una persona squisita, non si poteva non volergli bene - dice -.Eravamo rimasti in contatto, e venne a trovarmi quando con la nazionale Master arrivammo a Pesaro per i mondiali di Montecatini, qualche anno fa. Tecnicamente forse non era straordinario, ma sopperiva con un grande fisico e una velocità inconsueta per i lunghi del tempo: era in grado di marcare i migliori pivot dell’epoca, e in campo dava tutto anche in difesa, conquistandosi la fiducia dei compagni e l’affetto dei tifosi».
Zorzi racconta anche un aneddoto particolare, che spiega bene l’umanità di Rossi. «Santo era un fervente cattolico, e ricordo che al termine di un vittorioso ma sofferto spareggio a Torino, mi abbracciò forte e mi disse: “Bravo coach, ma quanto hai bestemmiato!”».
Prima di giocare a Gorizia, Santo Rossi difese i colori della Virtus Bologna, e lasciato l’Isonzo proseguì la carriera a Forlì e quindi per cinque stagioni a Pesaro. Per lui anche l’onore della maglia azzurra, con 17 presenze, la partecipazione agli Europei di Polonia nel 1963 e l’oro ai Giochi del Mediterraneo di Napoli, lo stesso anno. Un testimone, azzurro ma non solo, passato alla figlia Francesca, una delle grandi del basket italiano, ma anche agli altri figli Giulio e Amalia, a loro volta cestisti. —
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