Triestina, con questo passo si va ai play-out
Finora stesso rendimento dell’Unione di Tesser. Nel ritorno un punto in più della gestione Gotti

Daniele Arrigoni
TRIESTE
Arrigoni lo aveva subito messo in chiaro appena approdato sulla panchina dell’Unione: bisognerà abituarsi a queste zone della classifica. Questo il messaggio lanciato dal tecnico romagnolo. E a vedere i numeri non si sbagliava. E’ vero che lui ha portato concretezza e risultati utili (1 vittoria e 3 pareggi, una buona media di 1,5 punti a partita), ma è difficile, a meno di improbabili filotti, che il trend della Triestina di questa stagione porti a navigare in fretta in acque più tranquille. Adesso che dopo 28 partite si è arrivati a due terzi esatti del cammino, la classifica non può più essere un caso e bisogna farci seriamente i conti.
MEDIA
La Triestina finora ha ottenuto 33 punti: se continuerà sempre con questo passo e non riuscirà a cambiare marcia, finirà tra i 49 e i 50 punti. Si tratta di una quota che lo scorso anno significava play-out: il Rimini infatti chiuse a 50 e se la giocò con l’Ancona, che aveva finito a 49. E’ anche vero che negli anni precedenti, invece, la quota 49-50 punti assicurò una salvezza quasi tranquilla. Il problema è che tutto dipende dal contesto del campionato e quest’anno, purtroppo, per il numero di contendenti e per come si stanno mettendo le cose, è probabile che la quota salvezza sia altina, e possa aggirarsi appunto tra i 48 e i 51 punti. E che quindi l’Unione stia correndo davvero sul filo del rasoio.
TENDENZA
Il problema è che nemmeno in questo girone di ritorno la Triestina sembra aver fatto registrare un deciso cambio di tendenza rispetto all’andata. Gotti fu esonerato dopo 8 giornate, al termine delle quali aveva raggranellato 8 punti. In queste prime 7 partite del girone di ritorno l’Unione ha conquistato 9 punti (3 con Somma e 6 con Arrigoni): la media in questo caso porterebbe a 27 punti in saccoccia nella seconda parte del torneo, che sommati ai 24 conquistati nel girone di andata significa 51 totali. Come si vede, da lì non si scappa. A meno di un robusto guizzo risolutore.
PARAGONI
I paragoni con il passato, esaminando le varie stagioni alabardate a due terzi del cammino, rivelano un aspetto negativo e uno positivo. Il primo, quello che non rincuora affatto, è che la Triestina attuale è esattamente in linea (33 punti) con quella del secondo anno di Tesser, appunto quella che poi finì davvero a giocarsi tutto ai play-out contro il Vicenza (dopo aver chiuso il campionato a 48 punti). D’altro canto, però, c’è una Triestina che a questo punto della stagione stava addirittura molto peggio: si tratta di quella di appena due stagioni fa, ovvero del primo anno di Maran. Dopo 28 partite quella formazione alabardata aveva ottenuto la miseria di 30 punti, anche se in classifica stava meglio perché quell’anno c’erano vere e proprie squadre materasso come Avellino, Ravenna, Spezia e Cesena. Però quella Triestina, proprio dall’ottava giornata di ritorno infilò un clamoroso filotto di quattro successi (il famoso guizzo che sarebbe necessario adesso) che la portò in un mese in acque decisamente tranquille: le vittorie interne con Vicenza (addirittura 5-1), Ravenna e Brescia e quella esterna a Frosinone decretarono praticamente la salvezza, perché poi a quell’Alabarda bastò raccattare qua e là qualche briciola per assicurarsi la permenenza in B. Certo fa impressione constatare che lo scorso anno, dopo 28 giornate, l’Unione aveva 45 punti, 12 punti in più di quella attuale. Decisamente altri tempi.
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