Tuffi, questione di famiglia Noemi in sincro con la sorella

TRIESTE. Due sorelle insieme nel sincro, la madre ad allenarle. Fino a poco tempo fa era solamente un sogno, uno di quei «Sarebbe bello se...» da raccontarsi la sera, in famiglia. Dallo scorso fine settimana, invece, è un progetto concreto. Noemi Batki e la sorella Estilla Mosena in gara alla Coppa Tokyo nel sincro tre metri, sotto gli occhi di mamma Ibolya Nagy. Secondo posto, per la cronaca. C’è da lavorare, nella specialità che per un decennio è stata una fabbrica di medaglie e che ora è rimasta orfana della coppia Cagnotto-Dallapè. Ma il primo passo, anzi il primo tuffo, è stato fatto. Il resto, arriverà. La tenacia, nella famiglia dei tuffi (c’è anche Tunde, altra sorella, tecnico nello staff della Triestina, la società che lega tutta la famiglia), l’hanno nel Dna.
«Vedere gareggiare insieme Noemi e Estilla è un vecchio sogno - spiega mamma Ibolya - ma i tempi non erano ancora maturi. Noemi è del 1987, sua sorella è dieci anni più giovane. Noemi negli ultimi anni si è dedicata prevalentemente alla piattaforma, Estilla doveva migliorare. Fosse dipeso solo da loro, magari avrebbe composto la coppia già da tempo. Si vogliono bene, cercano di essere una di stimolo all’altra. Da madre non potrei pretendere di più, da allenatrice mi rendo conto che devono ancora lavorare tanto, bisogna migliorare il programma dei salti, non si improvvisa nulla».
Noemi, sei medaglie (tra cui un oro) agli Europei e tre Olimpiadi, morde il freno: «Gareggiare con mia sorella è un sogno che si avvera, anche Estilla è ormai un’atleta matura, non abbiamo pretese di successi immediati, finora è una bella avventura che ci dà entusiasmo. Rispetto alle altre coppie tra noi c’è un’intesa naturale ma esiste anche il rovescio della medaglia: io mi immedesimo in lei, avverto le sue emozioni, le sensazioni sono intense. Prima della gara del sincro, era andata maluccio nelle eliminatorie individuali e da brava sorella maggiore l’ho rincuorata. In fondo, la gara più bella era quella che ciaspettava...»
Il sincro familiare, tuttavia, non è l’unica novità nella stagione agonistica di Noemi Batki che non ha ancora deciso se gareggiare nella piattaforma individuale agli Europei. Dai 10 metri c’è un altro progetto che sta prendendo forma e pare poter dare soddisfazioni. Ancora una prova sincro e ancora da “sorella maggiore”, benchè in questo caso non ci siano legami di sangue. Chiara Pellacani, romana, a 14 anni è una predestinata, la Cagnotto di domani. Sedici anni di distanza tra Noemi e la compagna di sincro dalla piattaforma. Troppi? «Lo so, siamo la strana coppia ma è un bel progetto. Allenarmi con una ragazza di 14 anni non mi pesa, anzi. Una botta di energia. E magari mi aiuterà a migliorare. Chiara, ad esempio, ha nell’avvitamento il pezzo forte e neanche a farlo apposta quella è la mia nota dolente. Va a finire che sarà lei, a 14 anni, a insegnare qualcosa all’altra...».
Mamma Ibolya, anche se non si occupa direttamente della gestione del sincro piattaforma (la Pellacani è seguita da Domenico Rinaldi), dà la sua benedizione: «Ci vuole un bel coraggio a mettere insieme una coppia così diversa. Ma il duo funziona, queste nuove sfide stanno facendo rifiorire Noemi. Lo sport ad alto livello è una cosa seria ma senza entusiasmo e voglia di divertirsi non si va comunque da nessuna parte».
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