Udinese, la Finanza in sede fino alle 7 della mattina

UDINE. Sono andate avanti per 24 ore le perquisizioni avviate dalla Guardia di Finanza nella sede dell’Udinese calcio. Il blitz delle Fiamme gialle era scattato alle 8 di giovedì ed è proseguito fino alle 7 del mattino di ieri.
Computer al setaccio L’indagine avviata dalla Procura di Udine verte su due filoni distinti. Il primo riguarda la società e vede indagato il presidente Franco Soldati per l’ipotesi di reato di evasione fiscale. Le perquisizioni della Finanza hanno infatti coinvolto la società per tutto il giorno e tutta la notte. Partite dagli uffici amministrativi al piano terra, le verifiche si sono estese al pianterreno dove è ubicatoi il marketing. Una permanenza che indica la portata dell’inchiesta, di fatto, solo alle battute iniziali. Passati al setaccio documenti contabili, contratti e i computer aziendali, gli inquirenti infine se ne sono andati dopo aver duplicato i file del server per immagazzinare tutti i dati che erano stati immagazzinati.
I conti delle consulenze Al vaglio degli inquirenti principalmente le fatture emesse in relazione a consulenze sull’attività di scouting, in altre parole la ricerca di giovani talenti calcistici all’estero. E l’attenzione si sarebbe fissata sull’attività di quattro società operanti in Austria, Olanda, Spagna e Portogallo. Ad attirare l’attenzione degli inquirenti sarebbe stato il cospicuo ammontare dei costi iscritti nel bilancio per decine di milioni di euro, importi notevoli per una società sportiva. Quello che le indagini della Procura, coordinate dal sostituto procuratore Marco Panzeri, tendono a verificare è se attraverso l’emissione di fatture su prestazioni mai effettuate, la società abbia potuto gonfiare l’ammontare dei costi e di conseguenza aggirare il Fisco evadendo le tasse nel periodo compreso fra il 2010 e il 2014.
L’assetto societario Impresa non facile definire il reale assetto aziendale. La società, aperta l’8 giugno 1976, risulta controllata dalla Gesapar, holding che opera in Lussemburgo e che possiede 15.041 azioni, pari al 99.43% della società, mentre solo lo 0.57% sarebbe in mano alla famiglia Pozzo.
Il blitz in Catalogna Non è il primo filone di indagini che riguarda l’Udinese. Nel febbraio 1998, mentre la squadra conquistava il terzo posto in campionato, la polizia spagnola entrava nelle tre sedi del gruppo friulano in Catalogna. La perquisizione era stata richiesta per rogatoria internazionale dal pm Paolo Alessio Vernì su un’informativa dei finanzieri italiani. Nel marzo 2004 la vicenda giudiziaria che ipotizzava i reati di frode fiscale, appropriazione indebita e falso in bilancio si concluse con un patteggiamento proposto dai legali di Gianpaolo e Gino Pozzo per 75 mila euro. Nel 2010 i militari della Guardia di Finanza approdarono nuovamente negli uffici dell’Udinese, ancora una volta le accuse ipotizzate erano di evasione fiscale. Stavolta il procedimento si concluse con un’assoluzione passata in giudicato.
La residenza spagnola Diversa la vicenda che riguarda l’accusa di omessa dichiarazione dei redditi contestata sia a Gianpaolo Pozzo sia alla moglie Giuliana. Da decenni i coniugi sono iscritti all’Aire (Anagrafe residenti all’estero) in quanto risultano residenti in Spagna, ma in precedenza Gianpiero Pozzo aveva residenza a Montecarlo e prima in Germania.
La perquisizione in casa L’ipotesi investigativa della Procura vede indagati entrambi per eventuali redditi non dichiarati in Italia sulla scorta del fatto che è a Udine che si trova il centro dei loro interessi vitali e dove la loro presenza si presume necessaria e costante. Ecco quindi che, con l’intento di documentare questa ipotesi, i finanzieri hanno bussato a casa Pozzo dove sono rimasti a lungo. «Si sono presentati nella mia abitazione e ci sono rimasti fino al pomeriggio» ha confermato il presidente Gianpaolo Pozzo, indagato assieme alla moglie Giuliana per l’ipotesi di reato di omessa dichiarazione dei redditi. Attraverso la perquisizione nell’abitazione, i militari della Guardia di Finanza avevano l’obiettivo di individuare e di sequestrare documenti atti ad attestare la presenza assidua della coppia a Udine e quindi contestare l’omessa dichiarazione dei redditi.
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