Un sestetto al traguardo della Trieste Women Run

TRIESTE. Un sestetto a braccia alzate, per confermare che le donne, quando vogliono, sanno fare squadra, mettendo da parte le rivalità e decidendo di correre unite incontro a un obiettivo importante. È questa la fotografia della prima Trieste Women Run, gara podistica tutta al femminile che, in una domenica salutata dal gradito ritorno delle temperature primaverili, ha visto alla partenza posta all’interno del Centro commerciale Montedoro Freetime oltre 400 atlete, suddivise fra la corsa competitiva e la marcia “fun”, quella che non prevede una classifica finale. A trionfare, quindi, è stato il messaggio a sfondo sociale che gli organizzatori della 42 K e della Maratona d’Europa-Nuova Bavisela hanno voluto veicolare, attraverso uno sport «bello e faticoso» come la corsa. Il 70% del ricavato dalle iscrizioni, infatti, verrà devoluto al Goap e alla casa di accoglienza La Madre della Caritas diocesana, strutture che da anni si occupano di donne vittime di violenza. Particolarmente suggestivo il colpo d’occhio regalato dalle partecipanti che, poco prima dello sparo dello starter, hanno invaso pacificamente le scale mobili e i lunghi corridoi del centro commerciale per effettuare il warm-up, il riscaldamento che si rivela necessario per affrontare al meglio la competizione. I manichini esposti nelle vetrine, per una volta, non sono stati oggetto degli sguardi delle donne impegnate nello shopping, ma sono diventati involontari spettatori della kermesse sportiva tutta rosa, contribuendo a creare uno scenario piuttosto surreale.
Indossati gli shorts e le scarpe da ginnastica, le atlete hanno affrontato i 4,3 km del circuito, percorrendolo due volte nella versione agonistica, una volta sola nella camminata non competitiva: un percorso impegnativo, che ha permesso alle concorrenti di scoprire il cosiddetto biotopo dei laghetti delle Noghere, lungo il tratto di pista ciclabile proveniente da Muggia, la bellissima zona boschiva che circonda la valle del Rio Ospo e le pendici del monte di Caresana che riportano al centro commerciale. La gara vera è durata poco, giusto i primi 500 metri dalla partenza. La triestina Valentina Bonanni, infatti, ha proposto alle compagne di fuga di sotterrare l’ascia di guerra e di lanciare un ulteriore messaggio di solidarietà. Non c’è stata alcuna indecisione e, nonostante alla vincitrice assoluta spettasse il viaggio, il soggiorno e un pettorale per la Women Run di Vienna del prossimo 26 maggio, la risposta è stata affermativa: «niente strappi, si corre assieme e si passa lo striscione del traguardo tenendosi la mano». «Abbiamo scelto di non lottare fra di noi – ha spiegato la friulana Isadora Castellani, accreditata alla vigilia della gara come la probabile vincitrice – per testimoniare la nostra vicinanza a un tema importante come quello della violenza sulle donne».
La foto che le sei top runners consegnano agli organizzatori della Trieste Women Run, quindi, oltre alla Castellani (Maratonina Udinese), ritrae Valentina Bonanni (Atletica Brugnera), Alessandra Lena (Atletica Brugnera), Elisabetta Giacomelli (Cus Trieste), Giulia Schillani (Sportiamo) e la cadorina Daniela Da Forno (Csi Belluno), tutte appaiate al primo posto, dopo 39’38” di gara. Alle loro spalle Manuela Ricciardi (Marathon/41’46”), Maida Del Zotto (Gp Livenza Sacile/42’39”), la campionessa olimpica di sci nordico a Salt Lake City Gabriella Paruzzi (Mario Tosi Tarvisio/42’46”) e la triestina Laura Lizier, decima in 43’14”. Il pass per la Women Run di Vienna, che con 30.000 iscritti si fregia del titolo di corsa femminile più partecipata d’Europa, alla fine è andata a Isadora Castellani, su indicazione delle altre cinque compagne di traguardo. L’ennesima dimostrazione di fairplay, in una domenica dove lo sport e la responsabilità sociale hanno corso a braccetto.
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