Vasco Vascotto: «Un consorzio per lo sport»

Il velista: «Finora nessuno si è tirato indietro. Fra due mesi si può partire con la raccolta nei negozi»
Il campione di vela triestino Vasco Vascotto
Il campione di vela triestino Vasco Vascotto

TRIESTE. Quarant’anni fa la passione per lo sport nasceva sui gradoni dello stadio a tifare l’Unione con il papà e in mare con le prime esperienze sugli optimist. Da anni per lui lo sport è diventanto un lavoro sui mari del globo ma la passione non è scemata. Vasco Vascotto già all’indomani del fallimento della Triestina Fantinel-Aletti aveva cercato di dare una mano a farla risorgere. Tentativo non andato in porto. Oggi vuole fare qualcosa di più. Trovare all’interno della città una molla finanziaria e un’organizzazione gestionale che valorizzi l’attività sportiva triestina.

«Per adesso è un’idea, troppo presto per parlare di un progetto. Però in questo mese nel quale ho sacrificato gli affetti familiari ho avuto solo risposte positive da tutti gli interlocutori e assieme ad altri abbiamo fatto dei significativi passi avanti»

Trieste: la sfida di Vascotto per finanziare lo sport

L’idea è già stata spiegata nelle scorse settimane è arrivato il tempo di capire come si può fare.

«L’obiettivo è il dovere di dare alla città qualcosa di rilevante per il suo movimento sportivo che cancelli l’immagine marcia che purtroppo negli anni, soprattutto sul fronte calcistico, è stata percepita all’esterno. Io sono uno sportivo e non un politico quindi ho preso spunto dalle esperienze fatte in giro per il mondo»

Entriamo nello specifico?

«Primo: dobbiamo accantonare la cultura del “no se pol”. Ma possiamo far tesoro di un altro detto popolare in una città di istriani e friulani “gratis anche la polmonite”. Quindi mi sono detto come si può finanziare lo sport triestino dal basso senza chiedere soldi ai cittadini? Coinvolgendo le attività commerciali ma anche i liberi professionisti a devolvere un piccola percentuale degli incassi (il 3-4% ndr) effettuati da chi aderirà al circuito che stiamo cercando di mettere in piedi. La App di gestione è pronta, si potranno usare facilmente per i pagamenti anche le tessere con il microchip (quella sanitaria inclusa). Insomma uno acquista un bene di consumo e sa che una parte della somma spesa nell’esercizio che aderirà a “Noi aiutiamo lo sport triestino” andrà a finanziaria l’attività dalla Pallacanestro, alla pallanuoto, alla pallamano e quant’altro».
Ma quale sarà il soggetto giuridico collettore dei fondi?

«Abbiamo studiato con dei tecnici la questione e ci stiamo orientando verso la forma del consorzio».

Ma, qualora la raccolta fosse sostanziosa, chi gestirà i fondi e come saranno indirizzati?

«A Trieste, ad eccezion fatta purtroppo per l’Unione in questi ultimi anni, tutte le società lavorano bene. Abbiamo anche già incontrato le società dilettantistiche che sono interessate all’idea. Si valuteranno le esigenze per valorizzare il loro lavoro. Ci sarà un board di esperti: ho già parlato con Max Tonetto (ultimo triestino del calcio in azzurro) e mi piacerebbe che partecipassero personaggi del calibro di Tanjevic»

Ma vi siete fatti un’idea di quanto si potrebbe raccogliere ogni anno?

«Se ogni cittadino mediamente spende ogni giorno 15 euro in un anno il contributo (a carico dell’esercente) sarebbe di circa 220-250 euro. Se fossero 10 mila i cittadini coinvolti ecco che a disposizione ci sarebbero ogni anno più di 2 milioni di euro per le varie discipline»

Quindi non avete bussato cassa alle grandi imprese?

«Qualcuno ci ha dato una disponibilità per sostenere le spese di costituzione e di start up che saranno non inferiori ai 50 mila euro. Ma i veri “eroi” in questo caso saranno gli esercenti e i liberi professionisti che aderiranno. Oltre ovviamente ai cittadini che avranno fiducia nell’iniziativa».

Inutile nascondere che le insidie sono dietro l’angolo. La distribuzione del denaro implica criteri seri e chiari e poi bisogna verificare che i soldi siano spesi in modo corretto.

«Infatti ci servono dei professionisti e una società di revisione esterna che controlli i bilanci trimestralmente. Di furbetti e di gestione allegre ne abbiamo già viste troppe».

La Triestina è un’emergenza, cosa dirà oggi all’assemblea dei tifosi allo stadio Rocco?

«Dirò loro che io faccio volentieri lo skipper ma loro devono salire sulla barca e remare. Come dire mi aspetto da loro una forte spinta».

Ma l’Unione rischia l’estinzione a breve.

«L’Unione 2012 faccia il suo corso. Non è più spendibile per il tessuto cittadino dopo quel che è successo negli ultimi anni. Noi dobbiamo pensare a un altro soggetto, ad avere una nuova matricola, a costruire una realtà calcistica che porti in giro con dignità una storia centenaria. Ma quello che è prioritario per me è la costruzione immediata di un settore giovanile assieme alle altre realtà del territorio e ad avere una casa e tecnici di prim’ordine. La prima squadra è importante ma solo se c’è dietro qualcosa di serio e duraturo».

Ma il Vasco velista tra una settimana tornerà in giro per i mari. Chi porterà avanti l’idea-progetto?

«Io continuerò a seguire l’operazione ma ci sono altri amici e professionisti che lavoreranno. L’obiettivo è che tra due mesi la raccolta possa cominciare in modo tale che prima dell’estate si possa già programmare l’attività»

L’idea c’è ed è coraggiosa. Ma ci sono anche tutte le incognite del caso. Buon vento a Vasco e allo sport triestino.

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