Vidoz e Zoff tra i grandi della boxe italiana: «Emozione speciale»

Al gala del centenario della Federazione con tutti gli azzurri che hanno vinto una cintura iridata o una medaglia olimpica
Di Roberto Degrassi

TRIESTE. Che effetto fa essere tra i “grandi” del pugilato italiano? Stefano Zoff e Paolo Vidoz non si scompongono. Trascorsa la serata di gala per il centenario della Federazione pugilistica italiana, ieri di buon’ora hanno preso il treno per tornare a casa, riponendo il vestito buono in valigia. I riflettori si accendono e poi si spegnono. I ricordi, però, durano. E gli albi d’oro non mentono.

Federboxe e Coni per dare un filo logico alla serata celebrativa hanno chiamato a Roma tutti i pugili che hanno conquistato un titolo mondiale oppure una medaglia olimpica. L’elite. Da Nino Benvenuti a Francesco Damiani. Per essere invitati non bastava nemmeno una cintura europea, un traguardo che da solo esalterebbe una carriera sul ring. «Ma in Italia titoli continentali ne hanno vinti in tanti...Con i soli campioni mondiali c’è stata già una certa selezione», precisa Stefano Zoff che sul tetto del mondo ci è salito 17 anni fa nei pesi leggeri.

Il monfalconese, neocinquantenne, confessa di aver provato «un’emozione speciale. Quando mi è giunto l’invito mi sono chiesto: ma perchè devo andarci? Poi, mi sono posto la domanda opposta: perchè non dovrei andarci? La risposta, allora, è stata immediata: ci voglio essere. Ne è valsa la pena. Ho rivisto vecchi amici e grandi campioni, abbiamo ricordato chi non c’è più come il povero Parisi. E ho capito che sono nella storia della boxe».

Prima della serata di gala Zoff ha visitato qualche palestra romana «per salutare ex pugili e maestri che non vedevo da un pezzo e che sapevo non avrei avuto modo di rivedere alla festa».

Nell’oggi di Stefano Zoff, tuttavia, non c’è posto per la boxe. «Lavoro al porto di Monfalcone e il tempo libero ormai preferisco trascorrerlo andando a pesca. Dopo aver fatto a pugni con la burocrazia, ho le credenziali per poter allenare ma per adesso non ne ho voglia. Per adesso...»

Serata di gala da ricordare anche per Paolo Vidoz, tra i grandi della Federboxe in virtù della medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Sydney 2000 tra i supermassimi. «Siamo saliti sul palco a gruppi, io stavo con quelli della mia generazione. L’incontro più emozionante? È sempre bello rivedere Nino Benvenuti, in ottima forma, brillante. In fondo, l’ospite principale era lui. Io mi sono sciroppato volentieri un viaggio in treno. Al mattino presto ho finito di seminare patate, la sera ero sul palco, in giacca scura. Una bella esperienza. Noi campioni ci siamo rivisti nel video celebrativo. Di questo gala mi rimane un solo cruccio: mi ero messo in ghingheri ma nonostante tutto con i miei 154 chili ero el panzon del gruppo...» Ma gli altri pugili non si sono mica messi a lavorare nella ristorazione, quello è il phisique du role...A proposito, visto con l’occhio clinico di un ex concorrente di Masterchef e attuale titolare di un agriturismo di successo nell’Isontino,com’era la serata romana dal punto di vista gastronomico? «Soddisfacente, ma sì...L’hanno fatta bene. Mica facile allestire un catering per duecento persone».

Neanche per Paolone Vidoz il pugilato rappresenta l’occupazione principale nel quotidiano. «Però avendo combattuto per tanti anni conservo molte amicizie nell’ambiente e vado volentieri dove mi chiamano. Ho partecipato a uno stage a Verona, ho allestito una riunione di dilettanti a Gorizia. Se c’è da fare qualcosa, non mi tiro indietro».

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