Zamparini: il progetto Triestina va avanti

«Nessun disimpegno, l’accordo interessa al Palermo. Entrerò in società in LegaPro, nel frattempo darò risorse e giocatori»
Di Ciro Esposito
Silvano Trieste 07/02/2013 Maurizio Zamparini
Silvano Trieste 07/02/2013 Maurizio Zamparini

TRIESTE. È nel mondo del calcio da vent’anni. E con buoni risultati. Ha scoperto Cavani e Pastore. Ha fatto giocare Recoba in Laguna. Ha sempre cercato di guardare in avanti. È stato così quando voleva lo stadio a Mestre (e non c’è stato verso di realizzarlo) e quando per primo ha sdoganato i giocatori sloveni. Ora vuole attrezzarsi per costruire a Trieste la seconda squadra del Palermo. Una realtà che in serie B faccia da incubatrice ai virgulti rosanero.

Maurizio Zamparini era passato per Trieste a metà dicembre. In Municipio la fotografia con il sindaco e Franco Bandelli, colui il quale ha innescato il primo contatto. Giovedì è tornato da solo nel capoluogo per incontrare Cosolini e allacciare un primo contatto con la città. Zamparini ha messo da parte, almeno per il momento, l’idea di impegnarsi in politica. Non ha messo da parte invece, come parte della piazza e della tifoseria temeva, il progetto-Triestina.

«Ho preso un impegno davanti al sindaco e alla città. Cosolini ci tiene molto a una risalita della Triestina. E anche il Palermo è molto interessato a un accordo che rimane valido e porteremo avanti. Quindi nessun passo indietro. Anzi. E poi con Trieste ho un legame affettivo. È vicina a casa mia, ci porto mio figlio a scuola» dice l’imprenditore friulano. Zamparini, ormai lo sanno tutti, non è uno che le manda a dire e soprattutto ha sempre incarnato quella concretezza tipica del friulano e di chi ha costruito un piccolo impero. Tutti si aspettano passaggi concreti. «L’operazione entrerà nel vivo quando la società sarà rientrata tra i professionisti, quindi almeno in serie C. A quel punto io acquisterò il 70-80% delle quote. Sono pronto anche oggi a sottoscrivere l’accordo con gli attuali soci. Nel frattempo daremo alla società tutto il supporto tecnico e le risorse necessarie per raggiungere l’obiettivo. Vidal, che ha esperienza nei dilettanti, è l’uomo che seguirà, assieme ai dirigenti triestini, lo sviluppo di questa fase». Zamparini non lo dice ma la traduzione dovrebbe essere: in questi due anni arriveranno dei quattrini (magari attraverso sponsor) e giocatori da utilizzare. Il tutto sarà vincolato a un sostanzioso ingresso in un secondo tempo nella compagine sociale. Anche se per la verità, dopo la visita lampo di Lo Monaco, a inizio dicembre di giocatori non ne sono arrivati. «È difficile far accettare un declassamento in Eccellenza - spiega Zamparini -. Ed è comprensibile. Ma già in serie D le cose cambieranno. Dopo il divorzio da Lo Monaco comunque il nuovo diesse del Palermo Perinetti sarà a disposizione di Vidal». La fase operativa sembra essere allo start. Vidal avrebbe consegnato a Zamparini una relazione molto positiva sui conti dell’Unione Triestina 2012 (la necessità di reperire 200 mila euro per la stagione in corso non dovrebbero costituire un problema per un gruppo come quello del friulano nè per una società di calcio di serie A). Zamparini non vuole commistioni societarie fino a quando la Legacalcio non varerà i nuovi paletti. «Sono convinto che a medio termine ci sarà la possibilità di avere una squadra A (nella massima divisione) e una B (tra i cadetti) - continua il presidente del Palermo - come succede in Spagna. Questa riforma, assieme alla costruzione di strutture di proprietà, da sfruttare nell’arco di tutta la settimana, è l’unica via per tenere a galla il mondo del calcio di alto livello e non».

Perché, alla faccia delle logiche di campanile tipicamente italiane, fare calcio vuol dire fare impresa. E l’impresa per stare in piedi deve quantomeno non perdere. La serie C e in parte anche la B non consentono di tenere bilanci sani.

«La serie A rappresenta la salvezza dei bilanci delle società, già la B è una sciagura - continua -. Una retrocessione per me sarebbe un bagno di sangue. Ma una società di A che ha ricavi per 35-40 milioni può sostenerne una di B nella quale far crescere i giovani. I presidenti possono investire soldi perché il calcio dà una grande immagine. E questo serve per i nostri affari. Ma fino a un certo punto. Anche il calcio deve rispettare le regole del business». Questo potrebbe essere quindi il destino dell’Unione. Magari ai nostalgici non piacerà, a quelli che si rendono conto quanto sia difficile uscire dal pantano dei dilettanti, certamente sì. «Se dovesse arrivare a Trieste un magnate russo o uno sceicco arabo per portare la Triestina in Champions non creerei ostacoli...» chiosa Zamparini.

Insomma il futuro del calcio (a parte alcune eccezioni) passa per i giovani, le nuove scoperte e non per i top player. Una linea perseguita dalle società di Zamparini: «In questi anni, oltre al lavoro con i primavera, siamo andati a pescare in Sudamerica e in Slovenia. Nei Paesi dove c’è più fame di emergere aumenta la possibilità di fare delle scoperte e degli affari».

Una fame di rivalsa che si tocca con mano nella tifoseria calcistica triestina delusa. Il tandem Nuova Unione-Zamparini saprà sfamarla?

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