Europa, nuovi controlli ai valichi per chi arriva da un Paese extra Ue

Da domenica il sistema di registrazione digitale: previsti tempi di attesa più lunghi, preoccupazione a Est 

Stefano Giantin
Veicoli in attesa a un valico
Veicoli in attesa a un valico

«Sapremo chi entra nella Ue, dove e quando» e se esce nei tempi previsti: è questo l’obiettivo - all’insegna di sicurezza e massimo controllo - di Bruxelles, esplicitato dal commissario Ue agli Interni Magnus Brunner. Il prezzo potrebbe però essere alto: possibili disagi in ingresso per i cittadini extra-Ue, inclusi quelli dei Balcani occidentali. E code e tempi di attesa più lunghi alle frontiere esterne. Senza dimenticare che tanti viaggiatori potrebbero, anzi sicuramente leggeranno la richiesta di fornire le proprie impronte digitali come una mezza umiliazione.

Sono i contorni del grande cambiamento in arrivo oggi a molti posti di frontiera tra la Ue e Paesi ancora fuori dal club europeo che conta. Si tratta dell’entrata in funzione - ancora a macchia di leopardo e molto graduale - del cosiddetto Sistema di ingressi-uscite (Ees).

 

L'Unione Europea dice addio ai timbri sui passaporti

Un sistema, ricordiamo, pensato dalla Ue per registrare digitalmente gli ingressi e le uscite di cittadini di Paesi terzi – inclusi quelli dei Balcani - che si recano nei Paesi Schengen per soggiorni di breve durata. La registrazione includerà dati biometrici, come appunto le impronte digitali, e sul medio-lungo periodo sostituirà gradualmente la timbratura del passaporto. Nulla cambierà per le persone che hanno in tasca un passaporto Ue, molto per chi invece ne ha uno di uno dei Paesi extra-Ue che non hanno bisogno di visti per viaggiare in Europa, inclusi i Balcani. E che da oggi vorranno entrare in un Paese Ue, magari in auto via Ungheria e Croazia, attraverso uno dei valichi maggiori già pronti ad applicare l’Ees. Oppure in aereo, atterrando negli aeroporti già attrezzati, come ad esempio Zagabria o Spalato.

Lo stanno spiegando da giorni i responsabili di frontiere e dogane balcaniche, come Mladen Bužančić, alto funzionario delle dogane bosniache. «All’arrivo al confine bisognerà scendere dall’auto, saranno presi dati biometrici e impronte, certamente i tempi di passaggio si allungheranno», ha spiegato. Il passaggio della frontiera – già oggi spesso una sofferenza, con ore d’attesa in estate ai valichi principali – durerà in media «tre minuti in più» nel calcolo di Branko Bačić, comandante della polizia di frontiera serba, operativo al grande valico di Batrovci-Bajakovo sull’autostrada Belgrado-Zagabria. Altri valichi con Ees da oggi dovrebbero essere quelli maggiori tra Serbia e Ungheria e quelli con Romania e Bulgaria. A Batrovci l’Ees dovrebbe essere attivato solo qualche ora al giorno, lanciando un lungo periodo di test per arrivare al 10 aprile 2026, quando il sistema ormai collaudato – non sono previsti costi, a differenza del sistema Etias, atteso a fine 2026 - dovrebbe entrare a regime.

I dati biometrici saranno presi solo «al primo ingresso», oltre al consueto controllo passaporti; per quelli successivi basterà una lettura delle impronte, ha detto Bačić, ricordando che in futuro sarà possibile registrare in anticipo alcuni dati personali via app, se il Paese d’arrivo la mette a disposizione. «All’inizio bisognerà armarsi di pazienza, ci saranno lunghe code» dove l’Ees sarà attivato, ha previsto anche Aleksandar Seničić, dell’Associazione nazionale agenzie turistiche serbe, evocando scenari foschi per la stagione estiva, con turisti e emigrati che potrebbero far collassare i valichi.

Su tutte le furie intanto i camionisti balcanici, che temono problemi in caso di superamento del tetto di giorni che possono trascorrere nella Ue. E pure tanta gente comune.

«Le impronte si prendono ai criminali», «bisognerebbe introdurre misure reciproche contro i cittadini Ue» e «non andrò più nella Ue», alcuni dei commenti sui social. E «se oggi aspettavamo sette ore d’estate a Batrovci, diventeranno venti: bello essere fuori dalla Ue». Ma le proteste balcanica – e simili se ne ascoltano in altri Paesi interessati, come la Gran Bretagna - difficilmente sarà ascoltata, a Bruxelles. —

 

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