Lo scoglio star di Brella preso d’assalto per i tuffi: in arrivo multe pesanti

I turisti mettono in pericolo i pini d’Aleppo che arricchiscono la pietra nello Spalatino: allo studio sanzioni da mille euro

Andrea Marsanich
Un’immagine ormai ricorrente sui pini dello scoglio in località Brella
Un’immagine ormai ricorrente sui pini dello scoglio in località Brella

È un grosso scoglio, diventato tale dopo che secoli fa un pezzo del monte Biokovo, nello Spalatino, si era staccato, rotolando fino a raggiungere il mare in località Brella, lungo la Riviera di Macarsca. In centinaia di anni questo “bestione” è stato baciato dalla natura, che gli ha regalato alberi e piante, facendolo diventare un gioiello, tutelato quale patrimonio ambientale e sul quale è vietato arrampicarsi.

C’è una tabellina che avverte i bagnanti di non fare gli alpinisti e rispettare quel blocco di pietra, arricchito da sette alberi di pino d’Aleppo e undici specie di piante, tra cui mirto e rosmarino. Alberi e piante possono crescere rigogliosi perché lo scoglio, chiamato proprio Brela, è alto, con il piano superiore (superficie 140 metri quadrati) che si trova a 10 metri dalla superficie marina e che del moto ondoso se ne fa un baffo. Quello che non riesce a contrastare è il comportamento abusivo di croati e turisti stranieri, abili a ergersi sulla parte più alta dello scoglio, a salire sui pini e da lì lanciarsi in mare.

Così facendo, i pini vengono messi in pericolo in quanto potrebbero cedere sotto il peso del balordo di turno, un andazzo che ha visto reagire non solo Valentina Medić Vitković, direttrice dell’Ente turistico di Brela, ma anche Stipe Uršić, sindaco di questo comune dalmata, indignato per quanto si sta compiendo ai danni dello scoglio, forse il più famoso nelle acque croate dell’Adriatico.

Giorni fa un video è stato caricato su Facebook: si vedono turiste d’oltreconfine arrampicarsi su uno dei pini d’Aleppo, per poi buttarsi allegramente in mare. Uršić ha promesso che prossimamente proporrà al suo Consiglio comunale di varare un rigoroso piano di tutela dello scoglio, con multe di 1.000 euro per chi decide di esercitarsi nel free climbing e poi saltare nel sottostante mare.

«Vogliamo proteggere questo microambiente adagiato sul fondale adriatico, ricco di vita vegetale, messa a rischio dalla maleducazione di persone irresponsabili. Introdurremo pene pecuniarie parecchio pesanti e speriamo che un tanto basterà ad estirpare una moda, chiamiamola così, che sta causando malumore e preoccupazione, sia tra i locali, sia tra i vacanzieri, come si può vedere dalle prese di posizione sui social». —

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