La Slovenia contro Israele: «Embargo su tutte le armi»
Il governo Golob blocca importazioni ed esportazioni in risposta agli eventi di Gaza: «L’Europa incapace di reagire, nella Striscia sono negati acqua, cibo, cure e aiuti»

Sempre più dura, in una vera e propria escalation di misure sanzionatorie. È la Slovenia, paese Ue che continua a colpire in maniera crescente Israele, in reazione alla drammatica situazione a Gaza. Lubiana ha infatti deciso – prima in assoluto in Europa – di imporre un vero e proprio “embargo delle armi”, vietando espressamente l’esportazione e l’importazione da Israele, ma anche il semplice transito di armamenti e munizioni di qualsiasi tipo attraverso il territorio sloveno.
«L’Ue è al momento incapace» di decidere all’unanimità sanzioni contro Israele, a causa «di discordie interne e disunione» e allora Lubiana ha scelto di fare da sola, ha spiegato l’esecutivo sloveno dopo aver assunto la decisione giovedì sera. L’inazione dell’Europa, recita la nota ufficiale, ha conseguenze deleterie, leggi «un risultato vergognoso».
La gente di Gaza infatti «sta morendo, perché vengono loro sistematicamente negati aiuti umanitari, periscono sotto le macerie, senza accesso all’acqua potabile, al cibo, alle cure sanitarie di base». Violenze inenarrabili, continua Lubiana, che altro non sarebbero che «una negazione deliberata» per i gazawi delle «condizioni di base per la sopravvivenza». Da qui l’imperativo morale, che dovrebbe essere sentito «da ogni paese responsabile, di agire, anche prendendo decisioni prima che siano «altri a farlo».
La Slovenia è «il primo paese europeo a vietare l’export, l’import e il transito di armi da e per Israele», ha confermato il premier Robert Golob. Lubiana, ricordiamo, già nelle settimane passate aveva rotto gli indugi contrapponendosi con fermezza a Israele.
Prima, dichiarando persone non grate due esponenti dell’ultradestra a Tel Aviv, il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, titolare del dicastero delle Finanze. Poi, questa settimana, il ministero degli Esteri ha convocato l’ambasciatrice israeliana Ruth Cohen-Dar, per consegnare una durissima nota di protesta con la richiesta a Israele di «fermare immediatamente le uccisioni e la riduzione alla fame di civili» a Gaza.
In contemporanea, la ministra degli Esteri Tanja Fajon, all’Onu, ha fatto appello a tutti i governi a riconoscere la Palestina, passo compiuto da Lubiana nel giugno del 2024.
E non è finita, perché la Slovenia nelle settimane a venire potrebbe varare nuove sanzioni contro il governo israeliano, la cui «condotta rappresenta una grave violazione del diritto umanitario internazionale», ha avvisato il governo.
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