Addio a Loperfido, l’ultimo palombaro con l’elmo di rame

Figlio d’arte, lo storico titolare della ditta “Sub sea” se ne è andato all’età di 84 anni 

il personaggio

È scomparso dopo una lunga malattia Ruggero Loperfido, uno degli ultimi palombari a essersi immersi nelle acque del golfo indossando il “vestito” in tela gommata e l’ “elmo” di rame e bronzo. Aveva 84 anni e per decenni ha gestito la ditta “Sub Sea lavori marittimi”, impegnata a mantenere in efficienza nel vallone di Muggia i pontili dell’oleodotto transalpino. Loperfido era “figlio d’arte” e come il fratello minore Fulvio, morto la scorsa Pasqua a Santo Domingo, aveva imparato il mestiere di palombaro dal padre Ettore.

Il lavoro all’epoca non mancava e sarebbe diventato ancora più imponente al termine della seconda guerra mondiale. Nel vallone di Muggia i bombardamenti avevano affondato tre transatlantici, lo Stockholm ribattezzato Sabaudia, il Duilio e il Giulio Cesare che andavano ricuperati. Le banchine del porto, poi, erano devastate dalle bombe e dovevano essere ricostruite. «Ruggero all’epoca era un ragazzino e il papà gli insegnò prima a lavorare sulla barca “palombara” poi a immergersi indossando lo scafandro -, ricorda il genero Sergio Tendella, direttore tecnico della “Sub Sea” -. Tocca a noi ora proseguire la tradizione di palombari».

Loperfido è stato anche tra i fondatori di un club di sommozzatori sportivi un tempo ospitato su una vecchia maona ormeggiata in Sacchetta e poi affondata a Santa Croce per consentire che i pesci e gli altri organismi marini vi trovassero dimora. Ha inoltre messo ogni anno a disposizione della Messa subacquea del 26 dicembre i suoi pontoni “America II” e “Mancor”.

I funerali si svolgeranno sabato alle 11 nella cappella di via Costalunga. —

C.E.



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