Altre sei morti sospette alla “Primula”, indagati i figli della titolare dell’ospizio

TRIESTE. L’elenco delle morti sospette nella casa di riposo “La Primula” di via Molino a Vento a Trieste si allunga. E così quello degli indagati per omicidio colposo. Dopo l’avvio dell’inchiesta e delle procedure per l’autopsia sul corpo dell’ottantottenne Ruggero Graniero, spirato il 5 aprile in una stanza della struttura polifunzionale con sintomi da coronavirus, la Procura di Trieste ha aperto un fascicolo e ha disposto l’esame autoptico anche su altri sei salme.
Analogamente all’ottantenne Graniero, cinque erano anziani ospiti della casa di riposo: Anita Schiafini di 94 anni, Renata Cadel di 85, Anna Corazza di 96, Bernardina Martellossi di 87 e l’ottantunenne Primo Paravia. Va aggiunta anche una persona che abitava nello stesso condominio di via Molino a Vento in cui si trova la residenza polifunzionale: è Luigi Angrisani, 66 anni, malato oncologico e risultato positivo al coronavirus. Anche lui è morto.
Sono quindi ben sette, adesso, i casi complessivi su cui il pm Matteo Tripani, il magistrato titolare del fascicolo, ha deciso di andare a fondo. L’ipotesi, per tutti, è l’omicidio colposo. Nel fascicolo del pm ora risultano sotto indagine non soltanto la legale rappresentante della struttura, Patrizia Malusà, ma anche i figli Matteo e Michele Spangaro (rispettivamente di 41 e 36 anni), in qualità di amministratori della Primula. Sono difesi dall’avvocato Giovanni Borgna: «Abbiamo messo a disposizione dell’autorità giudiziaria la documentazione in nostro possesso – afferma – e collaboriamo per gli accertamenti tecnici».
La Procura affiderà l’incarico per l’esame autoptico sulle sei salme (quello sull’ottantenne Graniero, come detto, già stato disposto nei giorni scorsi) a un pool di medici legali di Trieste e di Udine: Fulvio Costantinides, Carlo Moreschi, Stefano Pizzolitto e Stefano D’Errico. L’incarico sarà ufficializzato oggi.
L’indagine sulla Primula si allarga a macchia d’olio, dunque. E i dubbi su come è stata gestita l’emergenza Covid, in quella casa di riposo aumentano. Dubbi che hanno iniziato a farsi strada fin dal blitz dei Nas. Ma soprattutto dopo la scoperta che tutti i 36 anziani ospiti della residenza polifunzionale risultavano infettati dal Sars-CoV-2. Il virus si è diffuso anche tra gli operatori sanitari. Gli anziani sono stati poi evacuati e trasferiti in altre strutture sanitarie. Mentre l’Asugi, nel frattempo, ha sospeso le autorizzazioni alla Primula, poi chiusa.
Dopo l’intervento dei Carabinieri è stato il figlio di Graniero, Davide, a tentare di fare chiarezza su quanto accaduto nella struttura in cui era assistito il padre. L’uomo si è quindi rivolto all’avvocato Antonio Santoro, che ha preparato un esposto depositato in Procura. E così, parallelamente agli accertamenti dei Nas, è scattata l’indagine per omicidio colposo. Gli inquirenti puntano a capire se gli anziani (e anche gli operatori) siano stati protetti adeguatamente dal rischio contagio. Se il personale era provvisto dei Dpi (guanti, mascherine, tute) e se la struttura è stata sanificata. E, ancora, se sono state rispettate le procedure di isolamento per chi presentava i sintomi e le distanze di sicurezza tra gli ospiti.
In queste ore sono spuntate alcune foto scattate in quei giorni di emergenza. Immagini in cui si vedono gli anziani, alcuni in carrozzina, che si muovono liberamente nel codominio - nell’ascensore e sul pianerottolo - senza protezioni. Nello stesso condominio, in un altro piano, abitava appunto Angrisani, poi contagiato e morto. Un’altra foto, scattata prima dell’allarme Covid, documenta invece un anziano per terra, in strada, accanto all’ingresso della Primula. «Era una catastrofe annunciata – commenta un altro inquilino dello stabile, Marco Rodriguez – ora bisogna accertare ogni responsabilità. Capire perché davanti a una simile promiscuità e alle nostre denunce, questo posto non sia stato fermato prima».
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