Ancora poco studiata la storia della Gorizia romana

Non molti conoscono la storia o meglio la “preistoria” di Gorizia, ossia gli anni antecedenti il 1001. In effetti non ne rimangono molte tracce e i resti sono sparsi tra musei e scantinati o, addirittura, lasciati all’incuria.
Una parte importante di ciò che nel corso del tempo è stato ritrovato appartiene all’età romana, Gorizia in quel tempo non esisteva, ma faceva parte delle terre Aquileiesi ed era percorsa dalla importantissima via Gemina che portava all’antica Emona, l’attuale Lubiana, e alla Pannonia.
Proprio a questa via era collegata l’esistenza di un ponte sull’Isonzo presso la frazione di Mainizza. L’attraversamento sul fiume aveva una grande importanza ed è citato da numerosissime fonti antiche. A questo era annessa una stazione di sosta di cui si possono ancora vedere delle vasche per il bagno e ciò che rimane di un piccolo villaggio, quello di Pons Sontii. Di questo rimangono numerosi resti, per la maggior parte nel corso del fiume, molte iscrizioni invece si possono osservare appoggiate al muro della chiesetta vicina, oltre a numerose pietre tombali e votive conservate nei sotterranei di palazzo Attems e poche anche portate al museo archeologico di Aquileia come la stele raffigurante probabilmente il dio fluviale Isonzo e l’iscrizione dedicata a “Isonzo Sacro”.
Altri importanti ritrovamenti sono quello della villa romana di Lucinico presso via delle Chiese antiche avvenuto nel 1947 con il suo prezioso pavimento in mosaico, lo stesso nome del paese deriverebbe dal nome dell’antico proprietario Licinio, e quello di Loca in Slovenia dove si trovò pure una sorta di meridiana.
Anche in centro città si scoprì qualcosa: una stele funeraria in via Rastello che oggi si trova sempre a palazzo Attems e la parte di un coronamento sepolcrale in via Roma che si può vedere nel cortile interno del castello.
Sarebbe bello far conoscere a tutta la cittadinanza questa parte di storia trovando una giusta collocazione a ciò che ne rimane e valorizzare anche quello che non è stato ancora sottratto alle intemperie.
Enrico Piciulin
III AL Liceo classico
“Dante Alighieri”
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