Blitz alla riunione sui lavori di corso Italia La ditta Costruire: «Ora paghi il Comune»

Doveva essere una tranquilla riunione assieme ai commercianti cittadini per definire la tempistica della ripresa dei lavori in corso Italia. Si è trasformata in bagarre. Con accuse, controaccuse, urlacci.
L’incontro si è svolto “a porte chiuse”, senza coinvolgere la stampa «perché interlocutorio», nella sede di Confcommercio Gorizia in via IX Agosto. Presenti il dirigente comunale del settore Lavori pubblici Alessandro De Luisa, il responsabile unico del procedimento (Rup) Marco Fantini, il presidente Confcommercio Gianluca Madriz e il direttore Monica Paoletich oltre a una ventina di commercianti di corso Italia.
Ad un certo punto, è entrata nella sala riunioni una delegazione (una decina di persone) della ditta “Costruire” che ha effettuato fisicamente i lavori in corso Italia, ottenendoli in subappalto dalla Co.Ge.T. scarl di Bari, la ditta responsabile dell’inopinato stop al cantiere. La società, con sede a Piove di Sacco, è creditrice di circa 300 mila euro. Soldi che la Co.Ge.T. avrebbe dovuto corrispondere a “Costruire” ma non l’ha fatto. «Questo mancato introito - la denuncia dei titolari, i fratelli Simone e Nicolò Mazzaro - ci sta portando al fallimento. La ditta non sta più in piedi. Diamo occupazione a venti persone che, di questo passo, rischiano di perdere il proprio posto di lavoro. E tutto a causa di quei 300 mila euro che abbiamo tutto il diritto di ottenere visto che i lavori li abbiamo effettuati con serietà, con impegno, senza alcuna contestazione o riserva».
E la ditta Costruire punta il dito sul Comune. «È dal dicembre 2017 che gli uffici sono al corrente del fatto che Co.Ge.T. non ci corrispondeva gli stati di avanzamento dei lavori - spiegano i titolari -. La risposta? Ci è stato detto di completare gli interventi e, se non la ditta barese non avesse pagato, sarebbe intervenuto il Comune ai sensi dell’articolo 118 del D.Lgs 163/2006. Noi ci abbiamo creduto e siamo andati avanti. Un altro step è stato quando ci hanno chiesto di liberare il cantiere dai materiali e dalle reti arancione. Volevamo fare opposizione perché continuavamo a non vedere il becco di un quattrino. Poi, ci siamo messi la mano sul cuore e abbiamo eseguito per non appesantire ulteriormente la situazione ai commercianti. Il risultato? Zero euro incassati».
Ed è stato questo il senso del blitz: fare uscire pubblicamente l’accaduto. «I dirigenti comunali hanno evitato il confronto e se ne sono andati, dicendo che quella non era la sede adatta, ma noi siamo esasperati. Rischiamo di chiudere! Prima di occuparci del cantiere di corso Italia, la nostra ditta era sanissima e con i conti a posto». I fratelli Mazzaro vogliono andare sino in fondo. «Faremo opposizione in tutte le maniere. Se non ci pagheranno, siamo pronti anche a chiedere il sequestro del cantiere che dovrebbe riaprire, stando al Comune, a breve».
Sbigottiti i commercianti. «Siamo usciti dalla riunione con un pugno di mosche in mano - lamenta inviperita Manuela Costantini del bar Metroquadro -. Per l’ennesima volta. Nessuno degli amministratori che ci metta la faccia e che ci venga a spiegare una volta per tutte la situazione. Altro che “tutto risolto”. Altro che “torna il sereno su questo cantiere disgraziato”. Ci sono ditte che hanno lavorato e non state pagate. Intanto, qui chiudono le attività. I commercianti non hanno lo stipendio garantito ogni mese come altri...». —
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