La nuova vita delle cabine telefoniche: a Gorizia raccontano la loro storia ai ragazzi
Inaugurata ai Giardini Pubblici la prima delle due installazioni previste dal Comune

Rese inutili dalla diffusione degli smartphone, e dei loro predecessori, le cabine telefoniche erano state cancellate nel 2023 dal panorama urbano. Ora vi stanno facendo ritorno, anche se in edizione limitata e per raccontare la propria storia ai giovanissimi che dei telefoni a gettoni non hanno ormai nemmeno un vago ricordo. Questo l’obiettivo del progetto “Il telefono nella nostra memoria”, avviato per la prima volta in Italia in sinergia da Comune e Telecom, con il coinvolgimento dell’Archivio storico Tim di Torino.
L’idea di riutilizzare le cabine, nello specifico quelle che si trovavano in via Roma e via Vittorio Veneto, sorta proprio a fronte della loro scomparsa, si è tradotta ieri mattina nell’inaugurazione della prima installazione nei Giardini Pubblici di corso Verdi.

Una seconda seguirà e uno dei siti individuati è quello della stazione ferroviaria, «dov’era usata per avvisare di essere arrivati o per l’ultima chiamata prima di partire, in caso di ritardo», come ricordato ieri dal sindaco Rodolfo Ziberna. Nel controviale Monsignor Cocolin ha intanto fatto la sua comparsa una cabina L79 di colore rosso, introdotto nel 1979 per essere più visibile, rivestita di pannelli che raccontano la storia della telefonia fissa pubblica e privata e la capacità di innovazione tecnologica del Paese.
«Abbiamo il primato della prima cabina stradale, a inizio 1952 – ha spiegato ieri Giorgio Fersini, Area manager per il Nord Est di Tim, affiancato dadall’Account manager del ruppo Barbara Galopin – e siamo stati i primi a brevettare le tessera telefonica». Quella che poi, se dotati di una certa abilità, si poteva manovrare cercando di mantenerne intatto il credito, come raccontato da Fersini.
«A Gorizia, però, si andava oltreconfine a fare incetta di monete da 5 dinari, per noi 15 lire, che la macchinetta cambia gettoni accettava, con un cambio decisamente favorevole», ha raccontato un tecnico del Comune. «C’è stato un momento poi in cui i gettoni venivano accettati come moneta parallela – ha ricordato Ziberna –, perché quella legale scarseggiava, oltre a scandire le telefonate interurbane». A casa l’assessore al Welfare Silvana Romano ne conserva ancora diversi. «Avevamo una buona scorta di gettoni nella nostra attività che si trovava vicino alle caserme», ha detto, affiancata ieri anche dagli assessori alla Cultura Fabrizio Oreti e all’Anagrafe Maurizio Negro, oltre che dalla presidente del Consiglio comunale Silvia Paoletti.

Le cabine, invece, «offrivano un riparo in caso di pioggia», ha aggiunto il sindaco aprendo l’ombrello prima di scoprire quella ricollocata nell’area dei Giardini pubblici di corso Verdi. Negli ultimi anni alcune non più utilizzate per la loro funzione primaria lo sono state però come ricoveri temporanei o, pure, come orinatoi. Il Comune ha fatto non a caso la scelta di non rendere accessibili le cabine recuperate e trasformate (la seconda è un modello L72, l’iconica cabina gialla installata in Italia dal 1972, in coincidenza con la pubblicità Sip “Il telefono, la tua voce”) .
All’interno non c’è nemmeno più l’apparecchio telefonico, quello che i più piccoli possono vedere solo dalle immagini esterne. Sono quelle di cui ha concesso l’utilizzo l’Archivio storico della Tim, che ha fornito al Comune anche informazioni fondamentali. —
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