Cabinovia di Trieste, distinguo di Forza Italia. L’opposizione: «Lunga agonia»
Gli azzurri si distanziano dall’iter. Polacco: «Problematica da valutare con cautela». Il centrosinistra affonda dopo la decisione di Dipiazza di avocare a sé il progetto

Roberto Dipiazza l’ha voluta, sostenuta, difesa anche dinanzi alle sentenze del Tar, e sarà lui d’ora in poi a rispondere prioritariamente del futuro della cabinovia.
Non una sfiducia né un ridimensionamento dei suoi tre assessori competenti a vario titolo dell’iter – Everest Bertoli (Bilancio), Elisa Lodi (Lavori pubblici) e Michele Babuder (Pianificazione territoriale) – bensì l’istituzione di una delega ad hoc, sinora inesistente, avocata dal sindaco nel momento più complesso del suo ultimo mandato.
«Ho preso in mano tutto il pacchetto», così il primo cittadino, commentando la decisione di farsi carico di tutte le incombenze che si prospettano ora: dalla scelta se impugnare o meno i verdetti del Tar, fino ai pressing su Salvini per ottenere i fondi promessi un anno fa. «Responsabilità politica» e «rafforzare l’azione amministrativa», ma – insinua l’opposizione – forse anche il tentativo di compattare una coalizione che da tempo ha smesso di sposare il progetto con lo stesso entusiasmo.
Le perplessità di Forza Italia all’idea di perseverare con la cabinovia non sono certo un mistero in piazza Unità, così come risapute sono le divergenze d’opinione tra gli azzurri e il resto del centrodestra.
La miccia è stata l’asilo di Roiano, con la forzista Angela Brandi contrarissima alla proposta, poi scartata, di Fratelli d’Italia e avallata dalla Lega di affidare il nido in concessione a privati: nervosismi trascinatesi per un anno, infine deflagrati sotto il peso delle pronunce del Tar che hanno annullato gli atti ambientali della cabinovia e gettato sul Comune l’ombra delle penali dovute a Leitner.
La situazione è delicatissima, e i dubbi si fanno strada. «È oggettivo che, dopo le sentenze del Tar, la questione si sia complicata», riconosce il segretario provinciale di Forza Italia Alberto Polacco, che parla di «aspetti tecnici, nonché di tutela dell’ente, tuttora oggetto di riflessione e approfondimento: abbiamo posto agli uffici quesiti puntuali, e siamo in attesa di risposte». Ciò posto, «l’atteggiamento di Forza Italia – annota l’azzurro – è di responsabilità, collegata alla necessità di affrontare questa problematica con la dovute cautele, dal punto di vista non solo politico ma anche giuridico».
Così, nella seduta di martedì, al sì compatto di Lega e FdI alla variazione urgente di bilancio – promossa dal leghista Bertoli – per anticipare i finanziamenti della cabinovia con fondi comunali e sbloccare il bilancio dall’impasse degli ultimi mesi, si è opposta l’assenza mirata della componente più moderata della giunta: Giorgio Rossi e i due forzisti Sandra Savino e Babuder.
La delibera passa ma la giunta si divide, e nella stessa seduta il sindaco decide così di farsi carico dell’iter, compresi gli aspetti di competenza di Babuder, ormai apertamente scettico sul progetto. Mossa che lo stesso assessore accoglie, peraltro, quasi con sollievo: «La scelta del sindaco? Mi rassicura e lo ringrazio: la sua figura – dice Babuder – rappresenta una garanzia e un interlocutore autorevole per affrontare le nostre richieste, dal finanziamento alle possibili alternative progettuali. Il sindaco conosce profondamente la città e ha a cuore tutte le sue necessità, al di là – sottolinea – della cabinovia».
L’opposizione
Le opposizioni, chiaramente, banchettano. «Adesso che Dipiazza è diventato l’esecutore testamentario del progetto della cabinovia, la destra sgombri il dibattito sul futuro di Trieste da questo ferrovecchio», punge la segretaria regionale del Pd Caterina Conti, che rincara: «Basta gite a Roma per chiedere soldi che servirebbero a ben altro: noi vogliamo vedere Dipiazza che va a parlare col Governo per progetti strategici, ferrovie, porti o industrie, come dovrebbe fare un sindaco che lavora nell’interesse della città».
«Sull’ovovia cade la maschera e si prolunga un’agonia, il centrodestra ne prenda atto e accompagni Dipiazza alla pensione», incalza il dem Francesco Russo, puntando il dito contro un sindaco «così accecato da voler buttare i soldi dei triestini per le sue ambizioni di gloria e vanità: il progetto della cabinovia è morto da tempo e non riesce a farsene una ragione».
«Per tenere in piedi un’opera sospesa dal Tar, la giunta svuota le casse di emergenza», rincara Alessandra Richetti del M5s, denunciando come «invece di attivare la clausola sospensiva prevista dal contratto, che consentirebbe di risolvere i vincoli dell’appalto, si bloccano quasi 30 milioni di risorse comunali» a discapito della città.
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