I sindacati: a Gorizia e Monfalcone mancano 75 infermieri e 15 medici

Nursind e Uil: «I maggiori problemi in Medicina, sale operatorie, ambulatori». Ma Asugi minimizza: «La situazione non è quella illustrata da loro»

Francesco Fain
L'entrata dell'ospedale di Gorizia (foto archivio Bumbaca)
L'entrata dell'ospedale di Gorizia (foto archivio Bumbaca)

Pochi infermieri. Pochi medici. I sindacati non hanno dubbi. Uil-Fpl e Nursind non esitano a definire «grave» la situazione degli organici negli ospedali di Gorizia e di Monfalcone. Il tempo passa ma, a sentirli, non viene garantito il turnover e sono pochi i professionisti che scelgono l’Isontino quale destinazione lavorativa.

L’occasione per approfondire la questione viene dalla ripartizione dei fondi per le aree geografiche con maggiori criticità, problemi di attrattività e condizioni di disagio. Il 70% della quota di 573.000 euro va all’Isontino, il 30 all’area giuliana. «Una goccia nel mare ma, comunque, un segno per Gorizia e Monfalcone», rimarca la Uil.

I sindacati: «Organici insufficienti nei Pronto soccorso di Gorizia e Monfalcone»
Il Pronto soccorso di Gorizia (Bumbaca)

Il caso infermieri

Luca Petruz, segretario regionale del Nursind, sottolinea che sono circa 750 gli infermieri presenti nell’Isontino.

«Il 20% di questi ha delle limitazioni nell’esercizio delle proprie mansioni e il 10% lavora part-time. Le necessità assunzionali – spiega – sono di almeno 75 infermieri, solo per garantire il minimo assistenziale. Se qualcuno si ammala o ha una necessità improvvisa sono attivi i “richiami in servizio” che, da qualche anno, sono diventati l’espediente per mantenere una garanzia sull’adeguatezza assistenziale. I colleghi dei vari reparti ci confidano che sono stanchi di questi richiami perché tolgono spazio alla famiglia e a tutto ciò, ormai poco, che non è il lavoro».

Concetti che trovano ampiamente d’accordo il segretario regionale della Uil-Fpl, Luciano Bressan. Che continua a evidenziare uno «squilibrio evidente» rispetto all’area giuliana. «Là, gli infermieri sono all’incirca 1.600 e andrebbe utilizzato lo schema dei vasi comunicanti, vista la carenza nell’Isontino. Ma provate a spostare a Gorizia o a Monfalcone un operatore triestino. L’istituto della mobilità non esiste».

L’organico dei medici

È sempre Bressan a fare il punto sull’organico dei medici. «La situazione è migliore ma solo leggermente. Ci sono circa 300 professionisti e ne mancano una quindicina». Ma, in generale, quali sono i reparti maggiormente sotto pressione, ovvero dove si vede maggiormente la coperta corta?

«Sicuramente – sottolinea ancora il segretario Uil – nelle due Medicine, sia a Gorizia sia a Monfalcone ma anche nelle sale operatorie, in Oculistica e negli ambulatori. Come definirei la situazione? Grave. Non si può pensare che il sistema possa reggersi sulla buona volontà e sul senso di responsabilità del singolo. Il sistema rischia di implodere. Si ridurranno i servizi?».

Poi, c’è il solito problema. Gorizia ma anche Monfalcone non esercita un potere d’attrazione. L’ultimo caso, di cui il nostro giornale diede conto, risale all’aprile scorso quando emersero gli esiti del concorso bandito da Asugi per la copertura di cinque posti da dirigente medico nella disciplina di Cardiologia, con l’individuazione dei candidati risultati idonei. Ebbene: sui 19 idonei, 5 sono stati i vincitori ma nessuno di questi scelse Gorizia.

Altri casi, almeno ultimamente, non si sono registrati. «Ma, prima, altri medici hanno snobbato l’Isontino», osservano ancora i sindacati con la Uil che, nei giorni scorsi, aveva manifestato grande preoccupazione per l’apertura della Casa e dell’Ospedale di comunità, viste le carenze d’organico.

Sullo sfondo una delle tante domande, espresse recentemente, da Alessandro Balani, ex direttore Dipartimento chirurgico Asugi di Gorizia e Monfalcone: «Chi vorrà mai andare a lavorare in un ospedale senza futuro?»

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Il flash mob di febbraio all'ospedale di Gorizia

Parola ad Asugi

Daniele Pittioni, direttore sanitario dell’Azienda sanitaria universitaria giuliano-isontina, a cui va dato il merito di non sottrarsi mai alle domande della stampa, osserva che «la carenza d’organico riguarda ormai ogni settore, purtroppo». Non fornisce dati relativamente alla situazione all’interno di Asugi ma, aggiunge, «sicuramente non è quella che viene illustrata dal Nursind e dalla Uil, sindacati che fanno il loro lavoro».

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