Chiude Radio Trieste “regno” dell’elettronica

di Laura Tonero
Dopo 70 anni di attività chiude Radio Trieste, il noto magazzino di viale XX Settembre specializzato nella vendita di materiale elettrico, elettronico e informatico. «Sto valutando varie proposte di acquisto – spiega il titolare Renato Miniscalco, che nel 1961 con la sua famiglia ha rilevato attività e locali –. Appena firmo il preliminare davanti al notaio, abbasso le serrande». Una decisione ferma, dettata da due fattori: «Non ho eredi – spiega – e da un anno e mezzo la crisi ha determinato un crollo dell’attività. Oggi riuscire a vendere 50 euro di materiale ad un cliente è un miracolo».
Negli oltre 200 metri quadrati al civico 15 del Viale hanno messo piede tutti gli appassionati di elettronica di Trieste. Lì il lungo bancone, gli scaffali e i pavimenti sono rimasti nei decenni intatti. E intatti sono restati anche i minuscoli cassetti e i divisori pieni di ricambi, piccole valvole, fili, fusibili e connettori: in totale oltre 10 mila pezzi, tutti catalogati e suddivisi per settore. Non c’è trasformatore che Radio Trieste non abbia, non c’è interruttore che nel negozio non si trovi. Ma in questi giorni gli scaffali alle spalle del bancone riservato alla vendita sono mezzi vuoti. «Gli acquirenti hanno capito proprio da questi spazi vuoti che intendiamo chiudere – riferisce Miniscalco –. La notizia li ha sorpresi perché effettivamente il negozio gode ancora di un certo giro di clienti e per essere serviti bisogna talvolta ancora fare la fila».
Da Radio Trieste si incontrano signore che cercano la batteria per la sveglia, appassionati di elettronica che sperano di trovare quel preciso ricambio, elettricisti, muratori. Il via vai è ancora costante. «Il negozio ha visto gli anni d’oro prima della morte di Tito poi, – ricorda il titolare – anche dopo l’ultima guerra oltreconfine, gli affari sono crollati». Fino agli anni ’80 il negozio vendeva anche elettrodomestici e realizzava impianti audio, sistemava antenne e impianti elettrici. «Lavoravamo anche con austriaci, sloveni, croati, rumeni – continua Miniscalco – ora il mercato si è ristretto alla città. Ricordo ancora i periodi del boom economico o dei momenti in cui la sfortuna degli altri faceva la nostra fortuna». Come i mesi successivi al terremoto a Bagnaluca in Bosnia nel 1969. «Lo Stato aveva dato a quella povera gente dei contributi per acquistare lavatrici e altri elettrodomestici – ricorda – e ogni negozio italiano, compreso il nostro, venne letteralmente svuotato».
Eppure nel tempo le cose sono cambiate e anche gli appassionati di elettronica hanno iniziato a scarseggiare. «Sono sempre stati loro i nostri clienti più affezionati, quelli che ci hanno dato maggiori soddisfazioni dal punto di vista professionale – riferisce il titolare che negli ultimi anni si è avvalso di due validi e pazienti collaboratori, Boris e Silvano -. Oggi invece tutto è cambiato: nessuno smonta più il circuito stampato per cambiare un condensatore o una resistenza».
In tanti anni di lavoro, Miniscalco di storie ne ha viste tante. E una, in particolare, gli ha sconvolto la vita: il 18 ottobre del 2009 due rapinatori si sono introdotti nel negozio e l’hanno picchiato e immobilizzato muniti di un apparecchio elettrico che sparava dolorose scosse di 2mila volt. I due cercavano il colpo grosso ma si sono dovuti allontanare con un bottino di soli duemila euro. «Uno dei due era un mio cliente che negli anni avevo anche aiutato – ricorda il proprietario –. Mi hanno ridotto in condizioni disumane. Oggi causa quelle percosse ho una placca di platino sulla parte destra della testa e un’importante lesione alla milza. Purtroppo quei due malviventi non sono mai stati presi».
Fin qui, il passato. Quanto al futuro, cosa attende gli spazi di Radio Trieste? «Si sono fatti aventi ristoratori, titolari di una catena di profumerie, gestori di negozi di abbigliamento – riferisce il proprietario – ma non ho ancora concluso nessuna trattativa».
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