Con le piccole donne del “coding” informatica ma solo per bambine

Avvicinare i più piccoli al pensiero computazionale senza però esporli direttamente a uno schermo. Impossibile? E invece no, c’è davvero chi s’impegna a realizzare un compito così arduo. Questo tipo...
Avvicinare i più piccoli al pensiero computazionale senza però esporli direttamente a uno schermo. Impossibile? E invece no, c’è davvero chi s’impegna a realizzare un compito così arduo. Questo tipo di approccio cosiddetto “unplugged” esiste e viene seguito nel percorso chiamato “The Coding Box”, sviluppato da Today in town, una startup realizzata da Silvia Faion e Barbara Razzini, incubata a Trieste all’Innovation Factory di Area Science Park, con il supporto del gruppo Microsoft Student Partner Udine, composto da studenti di Informatica e Ingegneria dell’Università di Udine che collaborano con il colosso americano, e della società Radici per Crescere, specializzata nella creazione di strutture educative per lo sviluppo armonico dei bambini.


Il primo camp di “The Coding Box” è per sole bambine, una decisione per rispetto alla minore presenza del sesso femminile nel mondo informatico. Si chiama “Piccole donne del coding” e si terrà dal 3 al 7 luglio all’Immaginario Scientifico con 12 partecipanti di età compresa tra i 4 e i 7 anni. La settimana si chiuderà con una visita al SciFabLab all’Ictp. L’iniziativa è stata patrocinata da Area, Università di Trieste e dalla Consigliera di Parità area vasta Gabriella Taddeo. Dopo questa data gli appuntamenti continueranno con i laboratori del centro estivo GrisaKids, aperti anche ai bambini.


Razzini, com’è nata la start-up
?


«Faion e io proveniamo dal mondo della comunicazione e quindi per questo progetto ci siamo interfacciate con il mondo degli sviluppatori. Come core business siamo molto legate al territorio ed essendo inoltre tutte e due mamme, volevamo imparare le logiche del mondo dell’informatica. Da qui ci siamo rese conto di quanto sia importante la metodologia del
coding
e quindi abbiamo organizzato questa settimana pilota di formazione all’Immaginario scientifico».


Come funziona?


«È un percorso che va dall’elaborazione all’immaginazione alla creazione per dare l’
input
al pensiero computazionale. Dimostriamo come un grande problema può essere scomposto in piccole parti per affrontare le complessità in modo semplice».


In che modo?


«Attraverso il gioco, insegniamo la differenza tra il pc che esegue, e il programmatore, ovvero la persona che risolve i problemi. Ad esempio i bimbi si muovono per terra e rappresentando il pc ed eseguono le istruzioni che un altro bimbo dà con le funzioni del programmatore».


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