Consiglio Fvg, l’irritazione del Carroccio per i tanti “show” di Zanin

Dalla riforma degli enti locali al caso foibe fino alle critiche rivolte alla magistratura le fughe in avanti del forzista imbarazzano gli alleati. Bordin: «Sia più equilibrato»
Silvano Trieste 2018-05-22 Sala del Consiglio Regionale
Silvano Trieste 2018-05-22 Sala del Consiglio Regionale

TRIESTE «È sempre un passo avanti», dicono i sostenitori. «Perfino troppo», ribattono gli oppositori. Piero Mauro Zanin è uno che si smarca. «Sono fatto così: se c’è da difendere un principio, un diritto, una comunità, non faccio i conti prima», dice il presidente del Consiglio regionale nel giorno in cui Massimiliano Fedriga gli rinnova la fiducia dopo l’ennesimo scatto in contropiede, arrivato solo poche ore dopo un’altra uscita mal digerita da molti in maggioranza: la “difesa” dello storico Pupo e del suo vademecum sulle foibe.

L’ultimo affondo è stato per la magistratura. Il tema è quello dell’indagine della Procura di Udine - a seguito di segnalazioni su spopolamento e moria di api - che ipotizza il reato di inquinamento ambientale per l’uso nella semina di mais di un fitofarmaco consentito dalla legge ma impiegato, a quanto si sospetta, in maniera difforme dalle prescrizioni di sicurezza. Zanin, sabato scorso a una manifestazione di piazza di un comitato spontaneo di agricoltori, non ha nascosto la sua opinione. E, citate le inchieste sul latte, sul Sauvignon, sul prosciutto crudo, «spesso finite nel nulle», se l’è presa con la «spettacolarizzazione» dei modi da parte della magistratura e ha alzato le barricate a difesa dell’economia. Una linea netta. Criticata da Sergio Bolzonello del Pd, che invita Zanin «a non fomentare gli animi creando uno scontro istituzionale», dal Movimento 5 Stelle, che lo incalza a scegliere «se fare il presidente o l’uomo di parte», ma anche da Mauro Bordin, capogruppo della Lega, che esclude la rottura, ma non le manda a dire: «Abbiamo sostenuto la candidatura di Zanin alla presidenza dell’aula perché lo ritenevamo capace di gestire quel ruolo con equilibrio. Gli chiediamo dunque ora di non usare toni adatti a una presa di posizione politica e a mantenere fede all’impegno assunto».

Lui, il diretto interessato, non si sente però nel mirino. «Mi sono visto con l’assessore Roberti domenica alla festa della Patrie del Friuli e il clima era del tutto cordiale - racconta Zanin -. Da quando faccio politica, se c’è qualcosa da dire la dico». L’appoggio, se mai ce ne fosse stato bisogno, arriva dal governatore via agenzia. «Zanin fa e continuerà a fare il presidente del Consiglio regionale. Non mi sogno minimamente di andare a chiedere teste di nessuno», chiarisce in fretta Fedriga. «Penso che stia facendo bene il presidente dell’aula», aggiunge.

Caso chiuso? Si vedrà. Fedriga per primo conosce il carattere di chi, più di tutti fuori dal Palazzo nella scorsa legislatura, ha alzato la voce. Zanin, assieme ai colleghi sindaci di Forgaria Pierluigi Molinaro e di Tarvisio Renato Carlantoni, ha guidato la pattuglia dei sindaci ribelli nell’era Serracchiani-Panontin, bocciando a più riprese la riforma degli enti locali del centrosinistra e trascinando la Regione davanti al giudice. Una battaglia che il centrodestra ha utilizzato in campagna elettorale, con riconoscimento finale per Zanin, scelta diventata naturale per sostituire Ettore Romoli, scomparso pochi giorni dopo l’insediamento. «Eserciterò il mio mandato attenendomi alle disposizioni che regolano l'attività del Consiglio - le prime parole dell’ex sindaco di Talmassons -, per dare piena dignità all'azione dell'assemblea legislativa che deve essere improntata a quel forte senso delle istituzioni che tutti noi dobbiamo rappresentare».

Mai però è venuta meno l’autonomia di pensiero. In particolare sulla controriforma degli enti locali. Lette le anticipazioni di Fedriga che parlava di un dopo-Uti pronto entro metà 2019, Zanin ha subito avocato la questione: «Credo che sia opportuno che dell’argomento si occupi il Consiglio, il luogo istituzionale nel quale è possibile raccogliere le proposte e fare una sintesi alta».

Poi ha lanciato la sua proposta: il Friuli da una parte, l’area metropolitana di Trieste dall’altra. E non è mancata nemmeno la zampata sui vitalizi. Nel progetto di Zanin non c’è solo l’intervento sugli assegni degli ex, ma pure l’introduzione di un sistema contributivo per i neoeletti. —


 

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