Consuelo Lorenzon: «Per la vecchia lira ormai è proprio finita, niente più cambi»

GRADISCA. «Mi gò nostalgia de le lire», dice la cliente ricordando di quando con una banconota da 50mila riempiva il carrello della spesa e il serbatoio della macchina. Ma anche di quando acquistava...

GRADISCA. «Mi gò nostalgia de le lire», dice la cliente ricordando di quando con una banconota da 50mila riempiva il carrello della spesa e il serbatoio della macchina. Ma anche di quando acquistava le calze nella merceria di piazza Unità. Fino a dicembre Consuelo Lorenzon accettava i pagamenti con la vecchia valuta. Poi, una volta al mese - o quando la cifra cominciava a diventare di una certa entità - il padre Ermes andava a Trieste per cambiare il denaro alla Banca d’Italia.

«Ormai non mi chiedevano neppure più i documenti – ricorda lui che il negozio lo ha fondato sessant’anni fa -, ma ai primi di gennaio mi hanno spiegato che con il decreto Salva Italia era stata anticipata la data di prescrizione inizialmente prevista per fine febbraio. Ho provato a contestare la cosa e il cassiere mi ha dato anche ragione, ma non poteva fare nulla».

Le 16.500 lire rimaste nella cassa del negozio Loren Calze sono lontane dai 100 milioni di quella signora che a Gorizia si à rivolta all’avvocato Marco Mizzon per partecipare al ricorso collettivo da presentare alla Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo contro il governo italiano, ma sono la testimonianza che ancora in molti, a casa, hanno banconote della vecchia valuta.

«Con le lire venivano a comprare calze da Udine, Cividale, ma anche da Spilimbergo – ricorda il signor Ermes -. Sapevano che le accettavamo e che facevamo il conto doppio. Per questo si muovevano fino a qui».

«Alcuni pensavano che noi facessimo anche il cambio in euro – aggiunge Consuelo -: una volta una signora ci ha chiamato dicendo che aveva trovato 14 milioni in fondo a un cassetto e ci chiedeva se glieli potevamo cambiare in euro. Al più, in alcuni casi abbiamo fatto dei buoni per non dare il resto di 100mila lire, ma non certo il cambio».

Le storie sono tante e diverse. L’ultima è quella di un’ultraottantenne che si è presentata con una banconota di grosso taglio.

«Si vedeva che era in stato di necessità, quando le abbiamo spiegato che non potevamo più accettare le lire si è messa quasi a piangere».

E in questo caso non era per la nostalgia.

Stefano Bizzi

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