Crisi Riccesi, ok alla liquidazione per sanare il “buco” di 45 milioni

Circa 20 milioni di attivo, oltre 45 milioni di passività: dopo quasi due anni, cioè da quel giugno 2017 quando Costruzioni generali giuliane (Cogg) chiesero l’ammissione al concordato preventivo, la crisi Riccesi, uno dei capitoli della drammatica defaillance del settore edile triestino, ha imboccato la strada ufficiale della liquidazione. Il presidente della sezione civile-fallimentare del Tribunale, Riccardo Merluzzi, ha decretato l’omologa del concordato e ha nominato liquidatore giudiziale il commercialista Giancarlo Crevatin, che sta predisponendo il piano di vendita degli asset (vendita peraltro già iniziata). Il concordato è stato messo a punto dallo studio padovano Chiarelli e Lombardi, insieme a Kpmg, ed è stato infine attestato dal commercialista triestino Mario Giamporcaro. Dal maggio 2018 commissario giudiziale è l’avvocato Enrico Guglielmucci.
Adesso, per definire il dossier Riccesi, occorreranno dai 4 ai 5 anni. Si tratta di una delle più rilevanti crisi aziendali mai affrontate nel/dal foro triestino: come anticipato, l’attivo ammonta a circa 20 milioni di euro e il “buco” si è aperto su oltre 45 milioni di euro (47 ove si calcolino le spese di procedura). La principale voce dell’attivo concordatario è rappresentata da 11,4 milioni di immobili, cui si aggiungono 1,4 milioni di commesse in corso d’opera. Di quello che era un lungo elenco di partecipazioni, il cui valore è stato azzerato, restano i 670 mila euro nella Hotel Terme srl, attiva a Grado. I crediti vantati verso clienti raggiungono i 2,7 milioni. L’affitto e la cessione del ramo d’azienda vale, 760 mila euro: rammentiamo che nel settembre 2018 la Cogg venne acquistata dalla Ennio Riccesi holding srl per 400 mila euro. Un’operazione “in famiglia” che in buona sostanza evitò il crac della stessa Cogg.
Le passività vedono in primo piano le banche per un totale, tra chirografari e privilegiati, di 30 milioni di euro. I debiti verso fornitori superano i 10 milioni. Da notare che nel giudizio di omologazione è stata proposta una sola opposizione, da parte del Monte dei paschi, che aveva chiesto la revoca del concordato: il decreto, firmato da Merluzzi, ha però respinto l’istanza e ha condannato il gruppo senese a rifondere le spese legali. Riprendendo le principali situazioni debitorie, Cogg deve poco meno di 1,7 milioni al fisco. Tra le cinque classi, su cui si articola il fronte creditorio, importante il ruolo di Cervet, l’azienda dell’imprenditore veneto Francesco Fracasso (impegnato a Trieste nell’ex Dino Conti, nell’ex Maddalena, nell’ex Universaltecnica) “fuori” di 3 milioni.
Il decreto di Merluzzi prevede che la vendita dei beni in affitto avvenga nell’ultimo anno di concordato, per incassare quanto possibile dalle locazioni. Sempre nell’ultimo anno è programmata la cessione dell’ex sede di Cogg in via Frigessi. Il provvedimento nomina inoltre il comitato dei creditori, di cui fanno parte l’avvocato Gianni Zgagliardich, la Cassa di risparmio Fvg (Banca Intesa), la Zanutta spa. Tornando ai compiti del liquidatore Crevatin, il professionista - scrive Merluzzi - predisporrà un primo piano di riparto parziale entro due mesi dal deposito del decreto. Ripartirà tra i creditori le ulteriori somme via via realizzate, sulla base dell’ordine previsto nella proposta omologata, della collocazione e del grado dei crediti stessi.—
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