Croazia, meno imbarcazioni ma aumenta la pesca di branzini e orate

Gli operatori del settore diminuiti in Croazia dell’1,3% Le sardelle restano al top: catturate oltre 53mila tonnellate
sterle trieste racconto di pesca
sterle trieste racconto di pesca

FIUME. Acque croate dell’Adriatico: meno pescatori e pescherecci, più pesci, crostacei e molluschi messi a pagliolo. L’Istat nazionale ha presentato l’altro giorno i risultati del settore pesca per il 2016, dati sicuramente molto interessanti. Dunque, l’1,3% dei pescatori professionisti croati ha deciso di abbandonare l’attività (ora sono 7.746), mossa causata sia dalle misure stimolative messe in atto dall’Unione europea, sia anche dagli scarsi guadagni.

 

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Rispetto al 2015, è calato inoltre del 2,3 per cento il numero delle imbarcazioni adibite alla pesca. Sono invece positive le cifre concernenti i bottini prelevati dal mare, sia in riferimento agli organismi selvatici, che a quelli allevati negli impianti di maricoltura. Secondo l’Istat, l’anno scorso sono state pescate 85 mila e 28 tonnellate di pesci e altre creature marine commestibili, per una maggiorazione su base annua dello 0,9 per cento. A dominare, come tradizione, è stato il pesce azzurro con le sue 65.405 tonnellate prelevate in acque libere, alle quali si aggiungono le 2.934 tonnellate giunte dai vari allevamenti. Nonostante i diversi periodi di fermo pesca, misura introdotta soltanto una decina di anni orsono in Croazia, le sardelle continuano ad essere la specie più insidiata e catturata. Sono state infatti pescate 53.909 tonnellate, il 7,6 per cento in più nei riguardi dell’anno precedente.

Da citare anche i tonni – 3.445 tonnellate (+12,6%) – giunti nelle nostre tavole sia dagli impianti di acquacoltura (le citate 2.934 tonnellate), sia dalla pesca in mare (511 tonnellate). Rispetto al 2015, a non deludere sono stati i branzini, +18,3%, i cefali, +29, e le orate, +1,2. Retromarcia invece per tre specie alquanto apprezzate lungo le coste istro-quarnerino-dalmate: parliamo delle triglie (-16,5%), naselli (-4,4) e dei gronghi (-9,1). Dopo anni di crisi e di rarefazione delle pescate, il 2016 e’ stato caratterizzato da buoni risultati dei crostacei, arrivati a toccare le 923 tonnellate, per un aumento di 5 punti e mezzo. A dover lasciare a malincuore i fondali sono state 235 tonnellate di scampi, 680 di gamberi e 8 di aragoste. Passiamo ai molluschi per dire che e’ stata un’ annata più che discreta per la pesca a calamari e totani, grazie a 393 tonnellate, quantitativo superiore di ben il 42,4 per cento nei riguardi dell’anno prima.

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