Da Palmanova fino a Gradisca il fronte dei sindaci “disobbedienti” - La mappa

Molti primi cittadini del Fvg pronti a seguire la rotta di Orlando: «Chi amministra deve metterci la faccia: noi lo faremo»
Bumbaca Gorizia 05.01.2017 Cie Gradisca © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 05.01.2017 Cie Gradisca © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Fedriga condanna i contras: «Follia calpestare le norme»

TRIESTE Anche in Friuli Venezia Giulia le amministrazioni comunali si schierano con i sindaci “ribelli” sul caso del decreto sicurezza. A Muggia la prima cittadina Laura Marzi dichiara «totale supporto alla protesta, che ha messo in campo da una parte l’umanità, dall’altra l’obbedienza alle prescrizioni della Costituzione, e cioè il riconoscimento dei medesimi diritti a tutti». Marzi specifica che la sua «è una presa di posizione politica ma non un’adesione effettiva, per cause di forza maggiore: non ho richiedenti asilo sul territorio. Di recente abbiamo avviato l’iter per aprire un progetto Sprar: è arrivato l’ok dall’ufficio centrale Sprar ma non dal ministero dell’Interno. Vedremo cosa succederà: sembra che si vada verso la cancellazione totale dell’accoglienza diffusa».



Passando all’isontino, anche la sindaca di Gradisca
Linda Tomasinsig
offre il suo sostegno politico all’iniziativa. E spiega: «La disobbedienza civile scatta nel momento della domanda di residenza: cosa che non si è ancora verificata sul nostro territorio, poiché la gran parte dei richiedenti asilo è domiciliata al Cara. Vedremo come evolverà la situazione. Già in passato, a proposito delle norme regionali che negavano i bonus bebè agli stranieri residenti al di sotto di una certa soglia temporale, abbiamo disapplicato la legge e rimandato la questione alla Regione. Non escludo che possa ricapitare ma ci vorrà tempo affinché la giustizia faccia chiarezza. Un sindaco deve sia applicare le leggi sia obbedire alla propria coscienza e tutelare i diritti delle persone: spiace che esistano norme capaci di metterci davanti a un simile bivio».


Diversa ancora è la situazione a Romans e a Turriaco. Neanche qui si sono ancora presentati, nello specifico, richieste di iscrizione all’Anagrafe da parte di richiedenti asilo. I due Comuni hanno tuttavia chiesto e ottenuto dalla Prefettura una proroga della gestione dei rispettivi Cas, valida fino a giugno 2019, alle condizioni ante legge Salvini. «Speriamo di aprire, nel frattempo, degli Sprar per rimediare alla situazione – commenta il sindaco di Romans
Davide Furlan
–. Sposo a pieno le parole del sindaco di Palermo Orlando ma non disattendo la legge perché non sono nelle condizioni di farlo». Per il primo cittadino di Turriaco
Enrico Bullian
«prioritario è riuscire a gestire il tutto».


In Friuli, il sindaco di Palmanova
Francesco Martines
accoglie quello di Orlando come «un atto politico, contro una legge che viola i principali diritti umani e genera più insicurezza di quella che dice di combattere. Mi auguro che l’Anci nazionale apra un tavolo di discussione per rivedere la norma (tavolo la cui apertura in seguito, ieri pomeriggio, è stata annunciata sia dall’Anci sia dal governo,
ndr
). Se il contrasto fra sindaco e Stato aprirà un contenzioso che porti a sollevare l’incostituzionalità di alcune parti della legge, ben venga il gesto di Orlando». Nel merito specifico della nota di Orlando all’Ufficio anagrafe di Palermo, il sindaco di Palmanova aggiunge: «Approfondirò la questione e assumerò una decisione che non crei problemi ai responsabili del servizio. Le leggi vanno rispettate ma quando la disobbedienza civile può portare a salvaguardare diritti umani, allora bisogna dare solidarietà a simili gesti».


Anche il sindaco di Torviscosa
Roberto Fasan
«a titolo personale – dichiara –, senza essermi confrontato con il gruppo di maggioranza, sono con la protesta dei sindaci che si schierano contro le decisioni governative. Siamo sempre stati a favore dell’accoglienza».


Tra coloro che sono critici verso la legge Salvini, due sindaci si discostano parzialmente dalle posizioni appena elencate. Quello di Tavagnacco,
Gianluca Maiarelli
, afferma: «Sono dell’idea che la legge vada rispettata. Ciò che va sottolineato è che così si mettono delle persone in mano alla criminalità organizzata. Dopodiché, cosa faremo davanti a una persona bisognosa non avente titolo? A ciascuno di noi sindaci spetterà decidere se metterci la faccia o meno. Non ci tireremo indietro. Ma non è bello». Il primo cittadino di Grado
Dario Raugna
è «d’accordo con le istanze mosse da Orlando ma non spetta ai sindaci imporre la disapplicazione delle leggi dello Stato: è compito dei giudici. Bisogna però dire che, quando ci fu la legge sui diritti civili, Salvini fu il primo a invocare la disobbedienza civile per i sindaci leghisti».

Contrari al decreto Sicurezza di Salvini anche i sindaci Francesco Brollo (Tolmezzo) e Gianluca Maiarelli (Tavagnacco), che però preferiscono per il momento rispettare le leggi, attendendo un eventuali decisioni di costituzionalità. 


 

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