Dall’eredità della ex Jugoslavia risiko delle ambasciate contese

Nuovo incontro a breve tra le sei repubbliche che sono subentrate alla Rsfj. Nuova Delhi e Mosca le strutture più prestigiose e ambite tra le parti

Che non sarebbe bastato un semplice atto notarile lo si sapeva fin dall’inizio. Ora però la spartizione tra Serbia, Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord e Montenegro dell’eredità di quella che fu la Repubblica federativa socialista di Jugoslavia sta diventando un vero e proprio rebus. Il settore più difficile da gestire è quello relativo al patrimonio immobiliare, soprattutto quello costituito dalle ex rappresentanze diplomatiche più importanti di quella che fu la creatura di Tito.

Se per molti immobili, quelli presenti nel cosiddetto Allegato B dell’Accordo di Vienna (in tutto 123), i passaggi di proprietà sono già cosa fatta per altri si resta ancora in alto mare in quanto tutte e sei le repubbliche eredi vorrebbero avere quelle che vengono considerate le più prestigiose, e due svettano su tutte: l’ex ambasciata jugoslava a Mosca e l’ex ambasciata a Nuova Delhi. Le due più agguerrite a contendersi gli immobili sono la Serbia e la Slovenia. Entrambe dovranno fare i conti con le percentuali stabilite negli Accordi di Vienna relative al valore dell’eredità conseguita. E la Serbia può vantare un bel vantaggio sulla Slovenia.

Slovenia che nel frattempo ha iniziato a fare i conti proprio con il patrimonio immobiliare ereditato. Se per alcune rappresentanze le decisioni sono state prese, per altre il governo di Lubiana è ancora tra color che son sospesi. Sicura, ad esempio, è la sorte di Villa Maraviglia a Roma, ex ambasciata jugoslava nella capitale italiana che diventerà ora l’ambasciata della Slovenia, con residenza e centro culturale annesso. Ovviamente servono dei lavori di ristrutturazione e i progetti sono in fase di elaborazione per una stima dei costi che si aggira sui 2,8 milioni di euro. Villa Maraviglia è in via dei Monti Parioli 20, sull’antico Vicolo dell’Arco Oscuro. Ad inizio secolo, l’area compresa nella “U” di via dei Monti Parioli era divisa tra i Medici Del Vascello ed i Whitaker. Nel 1929, l’onorevole Maraviglia acquista un casale della proprietà e lo trasforma nella sua abitazione romana con progetto dell’ing. Pino Vittorio. Nel 1940 la villa è acquistata dalla Legazione di Croazia di Ante Pavelić, e ristrutturata da Andrea Busiri Vici nel 1941-42. Dopo la seconda guerra mondiale, la proprietà è acquistata dalla Repubblica jugoslava che la trasforma nella propria ambasciata. Interessante lo scenario africano, dove la Jugoslavia con l’iniziativa dei Non allineati patrocinata da Tito aveva forti interessi. Visto che la Slovenia, invece, non ha alcun interesse da gestire nel Mali l’ambasciata a Bamaku è stata messa in vendita, mentre resta un certo interesse per l’edificio diplomatico di Rabat, capitale del Marocco. Qui il precedente governo aveva manifestato interesse, ma si tratterebbe di un progetto oneroso in quanto bisognerebbe pensare alle abitazioni dei dipendenti e alle strutture per l’operatività della rappresentanza.

Probabilmente sarà venduta l’eredità acquisita a Dar es Salaam mentre si pensa di aprire un’ambasciata ad Addis Abeba dove ha sede l’Unione africana, e qui l’eredità toccata alla Serbia sta incontrando grossi problemi con lo Stato etiope che ne reclama a sua volta la proprietà. Lubiana venderà anche l’immobile ereditato a San Paolo del Brasile e col ricavato ristrutturerà la sede diplomatica a Brasilia. Venduta per 4,87 milioni di euro anche la rappresentanza ex jugoslava a Milano, mentre vengono utilizzate le sedi di Klagenfurt e di Washington.

Le sei repubbliche eredi hanno già venduto e si sono ripartite l’incasso in base alle percentuali dell’Accordo di Vienna la ex residenza jugoslava a New York e da poco anche quella di Tokyo che assieme all’ambasciata ha fruttato 15 milioni di euro. Restano sul mercato ancora gli immobili ex jugoslavi a Bonn, Berna e New York. Le eredi hanno già ricevuto alcune offerte, ma si sono prese del tempo per valutarle attentamente.

Dal prossimo incontro delle sei repubbliche eredi la Slovenia si aspetta che venga fatta chiarezza anche sugli immobili che non sono presenti nell’elenco dell’Allegato B dell’accordo ed è già pronta a presentare una documentazione relativa a tre appartamenti e due garage a Roma e alcuni immobili a Washington. —


 

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