Doberdò, volontari al lavoro sul Vallone per evitare la strage dei rospi

DOBERDO’. Alle spalle il grande freddo, alla prima pioggia, puntualissimi, i rospi che hanno svernato tra i boschi del Carso a monte della Strada regionale 55 del Vallone hanno iniziato ad attraversarla per raggiungere il lago di Doberdò. Per molti una missione suicida, evitata per i più fortunati dall’impegno dei volontari dell’Associazione ambientalista Eugenio Rosmann, anche quest’anno scesi in campo per evitare la strage degli anfibi. «Sempre in attesa che Regione e Anas si decidano ad ascoltarci e a realizzare dei piccoli sottopassi, delle canalette sotto la strada, nei punti di maggiore attraversamento», denuncia Paola Barban, del direttivo dell’associazione, che mercoledì sera con altri ambientalisti ha raccolto i rospi con i secchi, traghettandoli al di là della strada.
Non sono bastate nemmeno le mille firme raccolte a sostegno della petizione per smuovere Anas, il cui direttore regionale la Rosmann ha incontrato nel 2017 («senza saperne poi più nulla»), e Regione, cui l’associazione si è rivolta più volte. «C’è già un progetto redatto dalla Provincia, il cui Ufficio ambiente ha seguito con attenzione la problematica – prosegue Paola Barban –, ma poi, smantellata la Provincia, non se ne è saputo più nulla, anche se il lago di Doberdò è parte di una Riserva naturale regionale, oltre che area Natura2000 dell’Unione europea, e per gli anfibi sono previste particolari tutele».
Così i volontari dell’associazione sono scesi di nuovo in strada mercoledì sera, rimanendovi fino alle 23, per evitare che quanti più rospi possibile finissero sotto i pneumatici dei mezzi in transito. «Ne abbiamo salvati 28, quasi tutti maschi, a Bonetti, prima che arrivassero sul Vallone – spiega Barban –. Un’altra quindicina è stata spostata con i secchi dalla strada bassa del lago, dove pure c’erano alcune decine di anfibi schiacciati, nonostante il poco traffico. Insomma, le vittime erano già molte».
Per i volontari, armati di pile, pettorina catarifrangente e, appunto, secchi per il trasporto dei rospi, è stata la prima uscita dell’anno, ma altre sono già in previsione, seguendo le previsioni meteo. Con il buio e la pioggia che rende umido e quindi adatto il terreno, i rospi che hanno svernato nei boschi alle spalle del lago hanno iniziato a mettersi in moto per raggiungere il loro soggiorno estivo e, soprattutto, il luogo in cui riprodursi e in cui una nuova generazione di anfibi può svilupparsi. Nella loro migrazione i rospi devono però superare appunto un ostacolo ad altissimo rischio: la strada regionale del Vallone. Quasi invisibili agli automobilisti, i rospi, fondamentali per l’equilibrio dell’ecosistema di cui fanno parte, sono destinati a essere schiacciati. A decine.
I volontari saranno quindi di nuovo in azione non appena tornerà a piovere, sapendo, però, di poter fornire un contributo parziale, anche se importantissimo, al salvataggio degli anfibi. I rospi comuni, più grandi e lenti, sono quelli che incontrano maggiori difficoltà quando sul loro percorso, lungo anche alcuni chilometri dai boschi agli specchi d’acqua, si trovano ad attraversare le strade. L’attenzione dell’Associazione ambientalista Eugenio Rosmann già da molti anni si è appunto concentrata sulla strada del Vallone, che interrompe la continuità tra i boschi dove gli anfibi svernano e il lago di Doberdò, individuando alcuni punti in cui si concentra il passaggio del maggior numero di anfibi. Quelli in cui andrebbero realizzati i “rospidotti”, utili anche a garantire una maggiore sicurezza della viabilità. Lo schiacciamento di tanti rospi in alcuni punti può diventare pericoloso, secondo l’associazione, perché rende viscido l’asfalto bagnato. Alla questione ambientale se ne aggiunge quindi anche una di sicurezza.
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