Dopo 127 anni a Romans chiude la locanda Alla Posta

Il locale aperto nel 1896 da Valentino Barnaba ha fatto la storia della comunità Dopo Caporetto l’esercito italiano in ritirata lo bruciò per non lasciarlo al nemico
Di Edo Calligaris

ROMANS. La notizia è una di quelle che fanno stare decisamente male. Un vero e proprio pugno nello stomaco per la comunità di Romans d'Isonzo, piombata nell’angoscia che solitamente si prova quando si sta per perdere un qualcosa di caro, un qualcosa che senti quasi tuo, che fa parte di te stesso, della tua storia e della storia del paese e del quale ti senti particolarmente orgoglioso. Questo per dire che dopo 127 anni di onorata attività, la locanda “Alla Posta”, della famiglia Barnaba, pare stia per chiudere definitivamente i battenti, aprendo un futuro tutto da scoprire sulle sorti del noto e rinomato locale. Un locale che ha fatto la storia del paese attraverso una famiglia di brave persone, tanto laboriosa quanto stimata e apprezzata, soprattutto per la serietà ed i valori umani con cui ha sempre operato e gestito il locale, mostrandosi sempre disponibile e costantemente vicina alla sua comunità. Tutti si augurano che non sia così, ma le voci sulla chiusura si fanno sempre più consistenti e pare proprio che la storica locanda sia destinata a chiudere i battenti proprio quest’anno in cui la giunta regionale, il 30 gennaio scorso, aveva approvato un elenco di locali presenti sul territorio regionale, tra cui anche la locanda “Alla Posta”, che possono fregiarsi del marchio di “Locale storico del Friuli Venezia Giulia”, suggellando il tutto con l'assegnazione di una targa d'argento. La stessa Regione nel 2011 aveva consegnato alla locanda romanese, presente il prefetto Marrosu, il sigillo d'oro regionale, per i suoi 125 anni di attività. Un'attività che aveva interrotto il 26 ottobre 1917, quando l’esercito italiano in ritirata verso il Piave, piuttosto che abbandonare in mano al nemico il magazzino militare posto nei locali dell’albergo della famiglia Barnaba, lo incendiò distruggendo tutto. Venne riaperto il 29 giugno 1922, quindi nei prossimi giorni si ricorderà la ricorrenza, con la licenza di “Locanda alla Posta”, che tuttora conserva. Era il lontano 1886 quando Valentino Barnaba, un commerciante di cavalli proveniente da Medeuzza, presentava domanda all’i.r.g. austro-ungarico, per poter aprire una locanda a Romans. Ma essendo un suddito italiano, gli veniva concessa la licenza di “hotel”. Una categoria di esercizio superiore che comportava una tassa maggiore e tra l’altro si doveva pure sostenere la spesa per il mantenimento di due persone ospiti della locale casa di riposo. L’11 novembre dello stesso anno, Valentino apriva ufficialmente l’esercizio con l’insegna di “Albergo alla Posta”. L’albergo disponeva pure di vasto cortile e una stalla per circa 50 cavalli. Qui facevano sosta le diligenze postali del tragitto Visco, Romans, Sagrado e viceversa, ma pure pernottavano i mercanti croati che si recavano a vendere i loro cavalli in Veneto.

Il signor Valentino curava il locale, mentre la moglie Eligia, cuoca, accudiva cucina e stanze. I figli, tre maschi e tre femmine (altri sei erano morti), crescevano e gli affari andavano bene. Nel 1914, a soli 36 anni di età, moriva Valentino e la licenza passava alla vedova “siora Lisa”. Un anno dopo le truppe italiane entravano a Romans e l’albergo veniva adibito a magazzino per l’Unione Militare, poi, come detto, bruciato dopo Caporetto. Nel 1928 siora Lisa intestava la licenza ad Aldo, il figlio più giovane, classe 1903, che ha prestato servizio militare nel IX Alpini - Battaglione Bassano -, diventando in seguito presidente degli Alpini di Romans, dal 1952 al 1979, anno della sua morte: oggi il gruppo porta il suo nome. Durante l’ultimo conflitto la locanda fu requisita dal 1940 al 1943 dal II battaglione del II Genio pontieri, che vi sistemò materiali e cavalli. Partiti i genieri per la Croazia, la locanda venne occupata dai tedeschi che la trasformarono in ospedaletto. Infine, a guerra conclusa e fino al 1946 gli inglesi lo adibirono a magazzino. Via gli inglesi, che lasciarono le stanze in condizioni disastrose, il vecchio alpino Aldo, da buon friulano si tirò su le maniche e, con la moglie Olimpia e i figli Edo ed Eligio, entrambi deceduti, hanno dato continuità alla locanda, gestita fin qui dagli eredi.

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