E i soldati francesi cantavano la voglia di non combattere

Quinta tappa del viaggio a piedi da Londra a Trieste lungo il fronte della Grande Guerra. Sono rimasti proibiti fino agli anni Settanta in Francia i brani dei giovani pacifisti. A Soupir sono sepolti 593 italiani che facevano parte della Seconda armata
Giraldi con Franky Depuydt, proprietario della casa dove Van Gausch aveva istituito il comando a Virton
Giraldi con Franky Depuydt, proprietario della casa dove Van Gausch aveva istituito il comando a Virton

«Erano tanti i soldati francesi contrari all'idea di combattere. Non potevano sottrarsi alla chiamata, così si contavano sulle dita di una mano i modi che essi avevano per manifestare il loro dissenso. Uno di essi era la musica e le canzoni pacifiste». Yves Fohlen è guida alle Caverne du Dragon, nella zona chiamata Chemin du Dames, durante la visita si ferma e per alcuni minuti canta una di queste canzoni proibite. «Il fatto che non era permesso cantarla in Francia fino agli anni Settanta è emblematico» mi sussurra. Mi viene in mente il mio bisnonno ed una famosa canzone giuliana della guerra: «Se no basta el sior tenente ’nunziaremo el capitano».

«Duti uguali I fanti picio, poca voja tutti quanti» mi confida. Questi sotterranei di quasi settemila metri quadrati furono usati durante la Grande guerra come comando e rifugio contemporaneamente sia dai tedeschi che dai francesi. «L'esercito tedesco controllò le Caverne per buona parte del conflitto ed i francesi riuscirono nell'impresa di conquistare la rete di cunicoli appena nel 1917. Ci fu, a dire il vero, un periodo di coabitazione delle gallerie, con i tedeschi che eressero muri divisori al fine di proteggere il rifugio dalla meno protetta entrata a sud cosi da evitare che il gas riuscisse a penetrare all'interno». Continua così la percezione dell'impegno francese nel tener viva la memoria.

«Se vai a Soupir porta un fiore ai tuoi compaesani» conclude Yves, consegnandomi materiale riguardante il cimitero dove riposano 593 soldati italiani della Seconda Armata comandata dal generale Albricci, impiegati nella Seconda battaglia della Marna dall'aprile al novembre del 1918.

Il tutto è gestito dal Commissariato generale onoranze ai caduti in guerra del Ministero della Difesa, facente capo alla senatrice Roberta Pilotti, insignita qualche anno fa della Legione d'Onore in Francia. Quando ci arrivo, la preoccupazione è grande. Se il governo maltratta il passato come fa con il presente lo spettacolo a cui assisterò sarà per l'ennesima volta italianamente desolante. Per fortuna, ciò che trovo, e' un cimitero curato, ordinato e dignitoso. Aggettivo ultimamente spesso assente in patria.

Tuttavia ne esco sollevato che ho ancora forza di dirigermi verso Reims, tappa di collegamento per raggiungere Sedan. La cattedrale di Notre Dame di Reims, dove vennero incoronati tutti i monarchi di Francia sino al XIX secolo, il 19 settembre del 1914 venne sfregiata dall’artiglieria tedesca.

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I danni furono enormi. A prendere fuoco per prime furono le impalcature di legno usate per la ristrutturazione della torre nord. Da qui, l'incendio interessò le navate ed il piombo della copertura si sciolse propagandosi un po' dappertutto. Crollarono parte del tetto, il soffitto a volte, gli elementi scultorei della facciata ed esplosero le vetrate. Prima di entrarci trovo una troupe asiatica che effettua delle riprese. Piove e non smetterà fino al mio arrivo a Sedan.

La volta oscura che mi sovrasta nelle Ardenne fa da preludio al ruolo introduttivo che la città recita ancora. In questo che oggi è un luogo residenziale, non sembrano viverci molti giovani. «È una città deserta Sedan», mi confidano Cindy e Rachid, lei francese e lui algerino proveniente da una famiglia di lontane origine cabile, spostatisi qui dopo gli anni dell'Università a Reims in cerca di silenzio. «Vorremmo cominciare a produrre birra artigianale e pensiamo che Sedan sia il posto giusto».

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In effetti, se non fosse per la battaglia del 1870, che diede il la alla propaganda revanscista francese post Secondo Impero, molto probabilmente di questo agglomerato urbano a fatica si ricorderebbero le peculiarità. A meno che i miei nuovi amici decidano di sottrarsi all'accoppiata vincente marketing e comunicazione chiamando Chateau du Sedan la birra che produrranno invece che Bazeilles o ancor peggio La Revanche.
«Ti vol far la fine del capitano?». Voglio andarmene da qui in fretta ed andare a Virton, nella Vallonia belga. A qualche decina di chilometri da qui l'idea di Rachid mostra la ragione dell'essere popolare. Passo per Orval, dove i monaci fermentano ancora il luppolo dando vita alla qualità di birra Trappist. Quando finalmente arrivo a Virton, Mireille Bever mi viene incontro e mi recupera. È responsabile del progetto Interreg IV “Chemin de la memoire sur les traces de la Bataille des Frontieres”.

«Il 22 agosto del 1914 l'esercito tedesco comandato dal generale Van Gausch, fucilò 282 civili dei paesi circostanti. In paese tutti conoscono questa storia. Grazie ai fondi europei abbiamo messo in piedi uno spettacolo teatrale dal titolo “Oratorio pour la paix” diretto dal maestro Antoine Juliens, che coinvolgerà centinaia di persone di Virton e dintorni e che verrà messo in scena il 4 luglio prossimo».

«Io ho comprato la casa dove Van Gausch aveva istituito il comando», mi sorride Franky Depuydt, funzionario dell'Unione Europea, a Virton in quei giorni per l'inaugurazione della mostra sulle caricature della Grande Guerra. «Ogni anno grazie al Comune di Virton, apro le porte di casa a decine di studenti francesi e belgi. Si guardano dei filmati, si fa un po' di storia e poi si discute. Per perdonare bisogna prima comprendere».

(5 - Segue. Le puntate precedenti sono state pubblicate il 20 e 27 maggio e il 3 e 10 giugno)
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