«Fare guardie mediche dopo 11 anni di studio non permette di programmare la vita»

Si è specializzata lo scorso anno in Chirurgia vascolare, ha coordinato il questionario sulla situazione dei “giovani medici”, ha scoperto che quasi la metà del gruppo “under 40” ha un posto fisso. Lei ancora no. Laura Ukovich dice di aver trovato “lavoro subito”, ma per il momento ha una collaborazione come libero professionista con una casa di cura privata a Trieste.
Dottoressa, com’è che vi considerate “gruppo di giovani” a 40 anni?
Sì, può sembrare strano, ma noi entriamo molto tardi nel mondo del lavoro. Il corso di studi è lunghissimo, con la specializzazione sono 11 anni.
Come mai vi siete voluti “sondare”?
Per attirare un po’ di attenzione su di noi. C’è la crisi. Aziende sanitarie e ospedali non assumono. C’è la “spending review”. Molto spesso si ottiene al massimo un contratto a termine. O si resta a fare le guardie mediche notturne. Ma così non si può programmare una vita. E dopo aver studiato per tanti anni, è una condizione dura.
E adesso gli specializzandi protestano, le borse di studio sono state tagliate.
Finora ne erano finanziate 2300 in Italia. Col 2014 il governo ha messo soldi per la metà. Eppure andranno in pensione tanti medici. Gli organici si riducono, si ridurranno ancora.
E questo non giova nemmeno ai “vecchi” forse?
Certo che no. Ne conosco di cinquantenni che si lamentano adesso. Fanno da soli il lavoro che prima era suddiviso per due, per tre. Significa più turni per ciascuno, più responsabilità verso i malati. Si crea una situazione a imbuto: la base che esce dall’università è via via più ampia della capacità di assorbire.
Per questo una discreta percentuale di suoi colleghi sogna di andare all’estero?
Be’, certo, le prospettive di formazione all’estero sono ben diverse. Le borse di studio sono finanziate il doppio. Lo specializzando in Francia o Germania prende dunque al mese molto di più che in Italia.
Si va all’estero sostanzialmente per soldi, allora.
No, è proprio una situazione diversa. Lo specializzando fa già parte del sistema sanitario, mentre da noi resta sempre “universitario”.
In pratica finita la specializzazione ha già il posto di lavoro pronto?
In pratica sì, ha il posto. Inghilterra, Germania, i paesi del Nord e perfino la Finlandia tra l’altro cercano medici all’estero. E qualcuno anche da Trieste ci è andato.
Chi parte poi ritorna?
No. Nessuno torna indietro.
Non vi è sembrata scarsa la partecipazione al vostro questionario, 30% di risposte?
Per niente. Rispetto agli standard è stata una risposta molto buona, inoltre il campione era perfettamente rappresentativo, per età, per varietà di specializzazioni, per condizione.
L’ipotesi di partenza era che molti “under 40” fossero in difficoltà a trovar lavoro?
Abbiamo scoperto che la maggior parte lavora, il 96% , e che in massima parte ha anche trovato lavoro velocemente. Non ce lo aspettavamo. (g. z.)
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