Fedriga: «In Fvg a scuola si torna il 16 settembre»

UDINE Nessuna marcia indietro o, meglio, in avanti, intesa come possibile posticipo dell’avvio della scuola. No, in Friuli Venezia Giulia gli alunni torneranno regolarmente in classe il prossimo 16 settembre – anche se alcuni istituiti hanno deciso di anticipare la ripartenza il 14 – come assicurato ieri a Udine da Massimiliano Fedriga.
Il presidente, infatti, è intervenuto alla serata conclusiva del premio “Divergenze” organizzato dalla “Scuola di formazione politica Ettore Romoli” e – intervistato dal direttore del Messaggero Veneto Omar Monestier – ha parlato di politica locale e nazionale a partire, appunto, dal ritorno in classe. «Sulla scuola non cambiamo data – ha raccontato Fedriga –, ma rimane quella prevista originariamente anche se, ovviamente, sono consapevole delle difficoltà. Capisco i problemi oggettivi delle scuole e che ci sono dei rischi, ma i benefici delle riaperture sono, da molti punti di vista, senza dubbio superiori». Certo, come detto, ci sono dei punti interrogativi cui dare risposta in fretta, a partire dal trasporto scolastico.
«Noi, come Friuli Venezia Giulia, siamo viaggiando con il 100% della capienza dei mezzi da circa due mesi – continua –. Ora, mi rendo conto che l’estate sia diversa dall’autunno, ma se prendiamo Trieste dove, invece, in città si utilizza il trasporto pubblico locale nella stessa maniera ogni mese dell’anno, i dati ci dicono che in queste settimane non è stato registrato nemmeno un positivo. Adesso è chiaro che nessuno possieda certezze assolute sul virus, e sulle correlazioni con la scuola, ma resta il fatto che obbligare a viaggiare i mezzi pubblici con il 50% della capienza significa non fare nemmeno entrare i ragazzi a scuola».
E se all’interno dei confini regionali è in scadenza oggi l’ordinanza firmata da Fedriga a fine luglio e che «verrà prorogata con grossomodo le caratteristiche attuali», il giudizio del presidente nei confronti del Governo nazionale è severo, a partire dall’economia. «Sono molto preoccupato – prosegue il leghista – perché capisco nel primo periodo, emergenziale, la necessità di garantire una boccata d’ossigeno alle piccole, e piccolissime, aziende, ma poi pensare di andare avanti a colpi di 600 euro non ha molto senso. In assestamento, noi, abbiamo scelto di essere prudenti perchè quando si utilizzano i soldi di tutti bisogna ragionare come un bravo padre di famiglia. Il Governo, fino adesso, ha speso 100 miliardi e credo che d’ora in avanti serva una programmazione più ampia di quella legata all’emergenzialità».
Anche dalle parti di palazzo Chigi, tuttavia, ci sono ministri e ministri secondo Fedriga. «Resto della convinzione che sia un Governo debole – sostiene – e lo dice un presidente di Regione che, all’epoca, non ha avuto problemi ad alzare la voce nei confronti di un esecutivo amico minacciando di impugnare la legge di Stabilità se non fossero stati certificati i Patti finanziari. Poi è chiaro che all’interno del Governo ci sono ministri più forti come Francesco Boccia, anche se abbiamo visioni diverse, e più in difficoltà come quello della Salute».
Quanto al referendum, inoltre, Fedriga non dice espressamente di votare “sì”, ma lo fa intuire, per quanto avvisi che «se votare “sì” significa avere il proporzionale allora dico chiaramente di votare “no”», assicura che nemmeno a fine anno è intenzionato a cambiare «i componenti della giunta regionale». —
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