Fossa di Pomo, scatta il fermo pesca di 12 mesi

Forte depauperamento, decisione presa di comune accordo tra Croazia e Italia. Vietati i sistemi a traino in un’area di 2.500 chilometri quadrati
Di Andrea Marsanich

SPALATO. L‘ordinanza, varata dal ministero croato dell’Agricoltura e Pesca, è di due giorni fa: la Fossa di Pomo, nel bel mezzo dell’Adriatico, sarà off–limits per i pescatori croati e italiani che utilizzano i sistemi a traino, con fermo biologico che durerà un anno.

Mai finora era stato deciso un fermopesca così lungo, ben dodici mesi, mossa destinata a causare malcontento e proteste specie tra i pescatori della dirimpettaia Italia. Il divieto riguarderà una zona di mare extraterritoriale, di circa 2500 chilometri quadrati, tra le più importanti nell’Adriatico per quanto riguarda riproduzione e crescita di diverse specie di pesci, crostacei e molluschi. Citiamo in primo luogo naselli, scampi, rane pescatrici, merluzzetti e moscardini. In accordo con il competente ministero italiano, la decisione è stata presa per tutelare l’ipersfruttata Fossa di Pomo, dove negli ultimi anni le catture (così le autorità di Zagabria) si vanno rarefacendo, specie quelle concernenti scampi e naselli. Il fermo biologico viene ritenuto un grande successo dagli esperti italiani e croati, riuniti da anni nel progetto interstatale FAO AdriaMed, che si propone di gestire in modo più oculato le risorse marine. A manifestare soddisfazione per il divieto è stato il professor Nedo Vrgo„, direttore dell’Istituto spalatino di Oceanografia e Pesca: «È da 15 anni che assieme ai colleghi italiani stiamo cercando, nell’ambito di AdriaMed, di individuare una serie di meccanismi da adottare per proteggere le nostre acque e i fondali dal costante depauperamento causato dai pescherecci con reti a strascico. Quanto deliberato dal ministero croato dell’Agricoltura e Pesca, in stretta collaborazione con il corrispettivo dicastero italiano, soddisfa le nostre ambizioni».

Per anni sono state monitorate le acque della Fossa dell’isoletta di Pomo (Jabuka in croato) e si è giunti alla conclusione che le conseguenze dei prelievi hanno impoverito gravemente il patrimonio ittico. Qualcosa insomma andava fatto, anche di traumatico, come in effetti il fermo biologico che andrà avanti per dodici mesi. «Gli studiosi dell’Istituto di oceanografia e pesca di Spalato, in cooperazione con i colleghi di Fano e Ancona – ha aggiunto Vrgo„ – hanno preparato una serie di proposte, inviandole alle rispettive amministrazioni statali. Hanno colto nel segno». L’ultimo passo verso il fermopesca per le strascicanti è stato compiuto alcune settimane fa a Spalato, dove si sono incontrati studiosi dei due Paesi, e i vice ministri della Pesca, Riccardo Rigillo e Ante Mišura.

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