Frac, tubini e Buscaglione Il Carillon ferma il tempo

Tuffo nel passato per l’inaugurazione del nuovo corso all’insegna del cabaret Dal lustrascarpe all’omaggio a Sordi. «Qui cresceranno gli artisti emergenti»
Di Gianfranco Terzoli
Silvano Trieste 17/01/2016 Carillon
Silvano Trieste 17/01/2016 Carillon

Al primo piano di via San Francesco 2 risuonano le note del carillon. Quello originale, tornato a casa. La scatoletta musicale che ispirò l’allora titolare Bruno Gon: dopo averla aperta, scelse di battezzare così il neonato locale, sorto sulle ceneri del Trocadero: Dancing Cabaret Music Hall Restaurant Carillon. Era il primo maggio 1978.

Tuffo nel passato sabato sera, dunque, all’inaugurazione del rinnovato locale in un galà per festeggiare i 70 anni. Si respira il clima del night club anni ’70 fin dall’atrio: tre camerieri in livrea attendono i clienti e li fanno salire aprendo le porte dell’ascensore e un vero sciuscià, anzi, shoe shine di stampo americano - in tuba e frac - li fa accomodare su un trono e lucida le scarpe ai signori. Si chiama Michele e arriva da Verona. «In arte sono Gaio, calzolaio e lustrascarpe. Ne avrò lucidate 40 stasera. È una passione che mi accompagna fin da bambino». Ai tavoli, lasciato il paltò al guardaroba e gustate le bollicine di benvenuto, distinti signori - smoking e papillon d’ordinanza - ed eleganti dame, tacchi a spillo e tubino nero. Clienti di allora - avvocati, industriali, dirigenti con relative signore e giovani coppie - si mischiano. «È il ricambio generazionale», spiega l’attuale titolare, Graziano Bissacco. Luci soffuse e champagne. La musica di sottofondo è affidata al pianobar. Il pianoforte a coda prende il posto della pole dance. Al banco, come si conviene a un locale notturno, cocktail e belle ragazze. Dopo il duo Stileliberoband (Pino Colucci e Antonella Bellissimo) e il numero di una Kjarysha-Salomè, abiti orientali e volteggianti veli, un amarcord: aneddoti delle vecchie gestioni che proiettano nel futuro. Marcello Crea, attore, autore e regista di scuola Zelig, giacca bianca e foulard, descrive la svolta e anticipa il nuovo corso - tra passato e futuro - di un locale storico dove si sono esibiti anche Fred Bongusto, Tony Dallara, Bruno Martino e Peppino di Capri. Presenta il maestro Livio Cecchelin, figlio del grande Angelo. «Si è esibito con i più grandi - ricorda -: da Brel a Josephine Baker». Anche per lui è un ritorno a casa. «Ci ho lavorato negli anni '50: suonavo con un trio e mi ci sono comprato la Vespa». Bissacco chiama sul palco la moglie Eleonor, Gon mostra con orgoglio e fa suonare il carillon. Una coppia di anziani ricorda con piacere un capodanno di tanti anni fa: il più bello della nostra vita». Di nuovo spazio alla musica, con le imitazioni di Adriano Celentano e Renato Zero. L’elegante burlesque di Kjarysha riscalda l'atmosfera. E via al cabaret, con il padrone di casa che invita la soubrette Valentina e, partendo da “Miss, mia cara miss”, dà vita al repertorio tipo del varietà. Gastone si infila guanti bianchi, frac e tuba e volteggia il bastone per conquistare donne a profusione, Marcello-Buscaglione fischia - con l’aiuto del pubblico - “Che bambola!” alla statuaria Brigitte.

Non mancano i siparietti, con il pubblico e Cecchelin. Intermezzo di barzellette con Lodovico Zabotto, tra i protagonisti delle prossime serate con i suoi esilaranti monologhi. E per il gran finale, «Ma 'ndo vai”, di sordiana memoria. «È questo il clima che vogliamo ricreare», rivela il curatore della nuova programmazione anticipando la presenza di artisti emergenti che - afferma Crea - «qui troveranno l’ambiente ideale per maturare confrontandosi col pubblico. Il calendario sarà pubblicato sul profilo facebook MovieAndTheatre». Benvenuti al tabarin Carillon.

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