«Cittadini europei» e Gentiloni: a Gorizia il dialogo della città del sogno che abbatte i confini
Gli studenti delle scuole del territorio a confronto con l’ex premier. L’appuntamento nell’ambito del ciclo promosso dall’Arcidiocesi

Non è stata un’intervista classica, istituzionale. Perché lunedì, sul palcoscenico del Kulturni center Lojze Bratuž, a Gorizia, all’ex premier Paolo Gentiloni le domande non sono giunte soltanto da Fabrizio Brancoli, vicedirettore del gruppo Nem con delega al Piccolo, ma anche da alcuni studenti: quattordici, per l’esattezza, provenienti da più scuole del territorio.
Ecco che il polo liceale della città isontina era rappresentato da alcuni alunni del classico come Federico Degrassi, Benedetta Sabadin, Michele Picilli, Matteo Martellos, Emma Dugo, Romario Marangotto, Francesca Cavallero e Simone Basso. Quindi, per il liceo linguistico Slataper c’era Valentina Hladnik e per lo scientifico Nicolò Marini.

Ancora, per il liceo delle scienze umane Percoto di Udine c’era Naomi Piva e per il liceo delle scienze umane Carducci-Dante di Trieste Emanuela Sodomaco. Infine, per il liceo sloveno Trubar c’erano Marco Fior e Irina Vukić.
Gli studenti del polo liceale goriziano, coordinati dalle docenti Elena Bonollo e Rosy Tucci, già avevano preso parte a incontri del ciclo “Europa, culture in dialogo. Superare i confini per essere Capitale di una Cultura Europea”.
Questa volta, però, sono stati affiancati da tre partecipanti al progetto Quarto Anno Rondine, organizzato da Rondine Cittadella della Pace – Rondine è una frazione del Comune di Arezzo –, che permette di frequentare la quarta superiore vivendo un’esperienza di formazione internazionale. Nicolò, Emanuela e Naomi, che hanno vissuto questa avventura dopo una selezione ad hoc e la definiscono «bellissima e rivoluzionaria, certo all’insegna della pace», si sono allora confrontati con ragazzi provenienti da Paesi che vivono situazioni di conflitto.

Prima dell’evento, mentre Gentiloni visitava piazza Transalpina incontrando il sindaco di Nova Gorica Samo Turel, il palazzo dell’Arcidiocesi incontrando l’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli, il Trgovski dom e qualche altro angolo di Gorizia, gli studenti, sempre al Bratuž, hanno preso parte a un minilaboratorio di giornalismo condotto da Brancoli. Hanno esposto le domande che in precedenza avevano elaborato e, ragionando assieme a lui, scelto quelle ritenute più congrue, tenendone qualcuna di riserva nell’ipotesi in cui le risposte dell’ex premier fossero particolarmente brevi. Inoltre, è stato deciso l’ordine in cui presentarle. Il vicedirettore del gruppo Nem ha allora ricordato come, in questo caso, Gentiloni fosse a tutti gli effetti un ospite e, di conseguenza, andasse accolto a dovere. Ed era sorprendente l’attenzione degli studenti nel seguirlo e la curiosità sul mestiere di cronista.

L’incontro, come tutti quelli del ciclo, era promosso dalla locale Arcidiocesi, dal settimanale Voce Isontina, I Visionari–Comunità di impegno pubblico, Città dell’uomo Aps, senza trascurare collaborazioni come quelle con Zadruga Goriška Mohorjeva, Skgz, Kulturni center Bratuž e Kulturni dom. Il Piccolo e il Messaggero Veneto sono partner della rassegna.
«Mi piacerebbe sapere cosa significa per voi essere cittadini europei, in particolare qui, a Gorizia e Nova Gorica», ha chiesto Gentiloni incontrando gli studenti, prima di salire sul palco assieme a loro.
«In piazza Transalpina si nota la realizzazione di un sogno risalente a molti anni fa: siamo davvero di fronte a un miracolo della storia», ha affermato il già Commissario europeo per gli affari economici. Per questo la sospensione dello spazio Schengen nell’area transfrontaliera stride ancora di più che altrove: «Rendiamoci conto che stiamo scherzando con il fuoco. Questa decisione è dettata dalla propaganda, la sicurezza non c’entra nulla», ha commentato l’ex premier, rispondendo a una sollecitazione di Brancoli.
E, ancora, «l’Ue deve semplificare le sue procedure, ma la burocrazia, non dimentichiamolo, c’è anche in Italia. Ad ogni modo, non confondiamo i problemi dell’Europa con il ruolo epocale che deve avere. E poi se non abbiamo fiducia nell’Europa a quale santo dobbiamo votarci?». Riguardo poi alla tragedia della Striscia di Gaza, «il ruolo dell’Italia non è enorme. Netanyahu può essere influenzato da Trump e dai Paesi del Golfo, non dall’Ue. Questo però non ci assolve e il rischio è che questa inazione pesi nei prossimi decenni sulle nostre coscienze». Quindi, al termine di un rapido sguardo ai Balcani, sono stati gli studenti a dialogare con lui, chiedendo le sue opinioni su Go!2025, sull’Ue e su altre tematiche ancora.
«Go!2025 è una grande opportunità, capitata in modo tempestivo, utile – ha dichiarato l’ex premier –. Ora bisogna insistere, trovando quel mix tra operazione civile, culturale, ed economica. Perché parliamo di un territorio con molte opportunità: una nuova stagione di cooperazione potrebbe allora avere successo, di sicuro non può limitarsi a essere una bella storia».
Ampliando poi lo sguardo alla spinta al riarmo, «preferisco parlare di difesa – ha affermato Gentiloni –, ma non è questo il punto: negli ultimi 70-80 anni abbiamo speso molte risorse pubbliche per settori diversi dalla difesa. Ora dobbiamo occuparcene, ma non vedo per ora un’impennata. Nel 2014 ero ministro degli Esteri quando Obama chiese ai Paesi Nato di arrivare al 2% per la spesa militare. Siamo nel 2025 e l’Italia al 2% non è ancora giunta». E così via, di domanda in domanda, con Gentiloni tra i ragazzi, non per un’interrogazione parlamentare, ma per un informale, proficuo confronto.—
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