Gianni Cuperlo: «Scuola, Renzi mantenga le promesse con i precari»

TRIESTE. «Io credo che gli insegnanti, come promesso, debbano essere assunti». Gianni Cuperlo non nasconde preoccupazioni per l’oggi e il domani del Pd, né trattiene critiche alla dirigenza sulla gestione del voto e sulle conseguenti reazioni, ma si concentra innanzitutto su una questione concreta, una risposta da dover dare comunque anche se sulla scuola le posizioni restano distanti. «Si proceda con un decreto stralcio che stabilizzi i docenti subito», suggerisce il leader triestino di Sinistradem chiarendo al contempo che non ci saranno sconti sui contenuti di una riforma così importante.
Ora farete la guerra a Renzi?
Macché. Saremo leali e responsabili, avanzeremo proposte. Ma pretenderemo anche che le riforme siano condivise. Quella della scuola non potrà non esserlo con chi la dovrà applicare e interpretare: docenti, presidi, famiglie, studenti. Ma intanto si mantengano le promesse con i precari. Via decreto.
Un’altra proposta?
Sulla riforma della Costituzione. Quello attuale non è un Senato delle garanzie né un vero Senato delle autonomie. Si esca dall’ibrido e si decida un modello, sia pure quello del Bundesrat tedesco.
Riallaccerebbe il dialogo con Berlusconi sulle riforme come sollecita il senatore Latorre?
Le riforme fondamentali si fanno con tutti quelli disponibili al confronto. Fosse per me, coinvolgerei anche Lega Nord e M5S.
Capogruppo alla Camera è ora Ettore Rosato, triestino come lei. Gli ha rivolto parole di stima.
Candidatura legittima, non ho avuto alcuna difficoltà a contribuire alla sua elezione.
Rosato ha fatto appello all’unità del partito.
Giusto, le rese dei conti non servono. Ma iniziamo a chiederci perché si sono perse alcune elezioni.
La sua opinione?
Non sottovaluto le 10 Regioni vinte in due anni, ma sono molto preoccupato. Il dato politico è che perdiamo, in un contesto di astensione crescente, 2 milioni di voti. Non basta sottolineare l’ovvietà che europee e amministrative sono appuntamenti diversi, né addossare la colpa ai candidati, nemmeno chiamare in causa primarie, liste civiche, divisioni a sinistra. Ci si deve porre il problema del perché ciò è accaduto.
I motivi principali?
Hanno pesato le scelte degli ultimi mesi. Soprattutto su lavoro e scuola.
C’è troppa poca sinistra nel Pd?
Il Pd non ha ragione d’essere se non si radica nel campo che abbiamo scelto, quello del socialismo e del progressismo europeo, il luogo dove una parte importante della sinistra trova la sua residenza. Dopo di che, il tema è di come costruire un nuovo centrosinistra più competitivo e attrattivo elettoralmente. Il voto di domenica ha confermato che, se si rompe con le anime che si riconoscono in una sinistra anche profondamente rinnovata e innovativa, e se dunque il Pd finisce da solo al ballottaggio, il rischio di perdere è molto alto.
Ma ammette che Casson i voti moderati non li ha intercettati?
Casson non era un candidato sbagliato. Dubito che qualcuno avrebbe fatto meglio se pensiamo al 22% della Moretti due sole settimane prima.
L’Italicum può diventare un boomerang?
Si sta verificando che le critiche che avevamo mosso erano sensate e fondate. Avessero accettato le nostre proposte, avremmo una legge elettorale migliore.
Sui motivi della sconfitta Renzi non la pensa come lei e si ripropone come il rottamatore della prima ora. Che ne pensa?
Ma che cosa deve rottamare ancora? Mi piacerebbe vedere un centrosinistra che mettesse al centro non le faide tra rottamatori e antirottamatori, ma una discussione seria su come pensiamo di vincere le prossime elezioni.
Cacciari parla di Pd allo stato gassoso. Critica eccessiva?
Il Pd va letteralmente ricostruito in tante realtà, non solo a Roma dove, obiettivamente, l’inchiesta di “mafia capitale” farebbe perdere la fede al Papa. In troppe regioni si è accettata l’idea che il partito si potesse trasformare in un comitato elettorale permanente. Un partito deve invece essere una comunità, saper discutere, coinvolgere, sollecitare la partecipazione.
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