Grado, preso sull’Eurostar il rapinatore delle Poste

È un siciliano di 45 anni, bloccato nel vagone tra Bologna e Roma, dopo aver fatto il “giro d’Italia”. È in carcere nella capitale
La rapina all’ufficio postale di Grado, avvenuta lo scorso 11 novembre
La rapina all’ufficio postale di Grado, avvenuta lo scorso 11 novembre

GRADO È finita su un vagone dell’Eurostar tra Bologna e Roma la fuga del presunto rapinatore dell’ufficio postale di Grado. M.P., 45 anni, pluripregiudicato di origine siciliana, si trova in carcere a Roma, in stato di fermo. Gli inquirenti lo ritengono con ogni probabilità l’autore della rapina a mano armata dello scorso 11 novembre in via Caprin. Il bottino di 6mila euro però non è stato ancora trovato.

Rapina con coltello alle Poste di Grado
Bonaventura Monfalcone-11.11.2016 Rapina alle Poste-Via Caprin-Grado-foto di Katia Bonaventura

Al termine di prolungate ricerche e indagini da parte dei carabinieri è così stato individuato e fermato martedì mentre da Bologna stava raggiungendo la capitale in treno. Una fuga, la sua, che è stata una sorta di giro d’Italia. Il 45enne residente a Grado, oltre ad essere indiziato per la rapina all’ufficio postale, è sospettato di essere pure l’autore di un furto in una sala scommesse, sempre a Grado, del 31 ottobre scorso.

A gravare sul 45enne, fanno sapere i carabinieri, ci sono «fondati elementi», dalle immagini delle telecamere al riconoscimento fotografico da parte della titolare dell’esercizio. Non ci sarebbero ancora dati sufficienti invece per legare l’uomo alle due rapine del Villaggio del Sole di Udine, dalle modalità assai simili di quella gradese, ma le indagini sono ancora in corso, così come nuovi approfondimenti stanno cercando di chiarire il coinvolgimento di eventuali complici.

A descrivere l’andamento e il successo delle indagini sono stati ieri al Comando provinciale di corso Verdi, a Gorizia, il procuratore capo della Repubblica Massimo Lia, il comandante provinciale dell’Arma Alessandro Carboni, e il maggiore Pasquale Starace, che ha coordinato le operazioni investigative che hanno infine portato il sostituto procuratore Paolo Ancora a eseguire il fermo.

Nel cassonetto il coltello del rapinatore
L'ufficio postale di via caprina a Grado poco dopo la rapina

Tre, come ha spiegato Starace, sono stati gli elementi decisivi per l’esito delle indagini: la celerità dell’intervento degli uomini dell’Arma, le testimonianze e le immagini degli impianti di videosorveglianza dell’ufficio postale e dell’Isola in generale (hanno permesso di ricostruire l’intero percorso svolto dal rapinatore, e risalire alla sua identità), e l’intuizione di un carabiniere, che ha permesso di mettere a confronto il coltello utilizzato per la rapina con quello fotografato per semplice inventario dei beni dal proprietario dell’appartamento di via Volta prima dell’ingresso del suo affittuario, M.P., appunto. Il quale dopo essere stato controllato una prima volta dai carabinieri di Grado nelle ore immediatamente successive al delitto (ma non c’erano ancora gli elementi per fermarlo), nei pressi della stazione degli autobus di Grado, ha avuto tempo e modo di tornare a casa e cambiarsi, prima di far perdere le sue tracce.

Grado, si stringe il cerchio sul rapinatore postale
L'ufficio postale di via caprina a Grado poco dopo la rapina

Proprio gli indumenti che indossava però gli sono stati fatali: se un giaccone scuro, una manica di maglione forata usata come passamontagna per celare il volto e la grossa lama da cucina utilizzata per la rapina erano stati ritrovati in un cassonetto di via Roma, una felpa dalle vistose righe colorate, pantaloni neri e marsupio che si notavano bene anche in tutte le immagini di videosorveglianza, sono stati poi rinvenuti nell’appartamento di via Volta perquisito dai carabinieri.

A quel punto quasi tutti gli elementi erano al loro posto, ma mancava una prova schiacciante per poter arrivare al fermo. E decisiva è stata proprio la possibilità di confrontare il coltello da 20 centimetri di lama ritrovato nell’immondizia con quello fotografato in tempi assolutamente non sospetti dal proprietario dell’appartamento occupato dal 45enne. Erano identici.

È scattata così la caccia all’uomo, con il siciliano che aveva iniziato nel frattempo, avendo alcuni giorni di “vantaggio” sugli inquirenti, una sorta di giro d'Italia ricostruito grazie ai biglietti del treno rinvenuti al momento del fermo: è stato nella sua Sicilia, in Toscana e poi in Emilia Romagna, prima di tornare verso sud quando è stato individuato sul treno tra Bologna e Roma.

L'uomo ha esibito agli agenti alcuni documenti falsi (una carta d’identità e due tessere sanitarie), intestati a soggetti inesistenti italiani e stranieri, che sono stati immediatamente sequestrati. Per lui invece si sono aperte le porte del carcere.

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