«Ho visto precipitare l’aereo di Missoni»

La testimonianza di un pescatore di Gran Roque. Esperti italiani della Protezione civile in arrivo per supportare le ricerche
Una fase delle ricerche dell'aereo bimotore di cui da venerdì si sono perse le tracce a Los Roques in Venezuela, 7 gennaio 2013. ANSA / US MINISTERO INTERNI E GIUSTIZIA VENEZUELA ++NO SALES EDITORIAL USE ONLY++
Una fase delle ricerche dell'aereo bimotore di cui da venerdì si sono perse le tracce a Los Roques in Venezuela, 7 gennaio 2013. ANSA / US MINISTERO INTERNI E GIUSTIZIA VENEZUELA ++NO SALES EDITORIAL USE ONLY++

CARACAS. Quinto giorno di ricerche, ancora niente. Ma se le ricerche continuano e la famiglia Missoni si aggrappa ancora a qualche flebile speranza, prende sempre più corpo l’ipotesi che l’aereo sul quale viaggiavano tra Los Roques e Caracas quattro italiani - tra cui Vittorio Missoni - sia precipitato in mare.

A Gran Roque è spuntata ieri sera la testimonianza di un pescatore locale, che al Tg1 ha affermato di aver visto il velivolo «scendere giù in picchiata verso il mare». E anche il generale di brigata venezuelano Lorllys Ramos, che sta coordinando le ricerche, taglia corto: «L’ipotesi che riteniamo più concreta è che il velivolo sia precipitato in mare per cause che non conosciamo».

Insomma, altri scenari come un presunto dirottamento da parte dei narcos sembrano ormai essere scartati dagli investigatori venezuelani. «A breve - ha annunciato comunque Ramos - avremo le informazioni del Gps che era a bordo: ci permetteranno di ottenere qualche elemento in tal senso e capire se dobbiamo riprogrammare e spostare le ricerche».

«Deve essersi trattato di un evento improvviso e catastrofico», che non ha dato tempo al pilota di intervenire, ha confermato anche l’ambasciatore a Caracas, Paolo Serpi. Le indagini vanno comunque avanti a pieno ritmo. A essere setacciato, con dei focus più approfonditi in diversi punti (anche dove i fondali arrivano ai 4 mila metri), è lo specchio di mare scenario della scomparsa dell’Islander, che aveva fatto il suo primo volo il 4 novembre del 1968: quasi 45 anni fa.

Sulla scia del lavoro congiunto di questi giorni con Caracas, oggi partiranno per il Venezuela uomini della Protezione Civile italiana, in modo da fornire assistenza e consulenza alle strutture locali. Nel pool ci sarà anche un esperto che ha diretto le operazioni durante l’emergenza della nave Concordia: si tratta del comandante dei pompieri di Nuoro Fabio Cuzzocrea, che ha diretto i nuclei dei sommozzatori nei drammatici giorni dell’incidente della Concordia. A Caracas andranno inoltre l’ammiraglio Giovanni Vitaloni - che seguirà anche la missione in partenza a fine mese per la ricerca dell’aereo scomparso nel 2008 - il vice direttore centrale delle emergenze dei vigili del fuoco Roberto Lupica, e l’esperto dell’Agenzia nazionale per la sicurezza al volo Mario Colavita.

Nell’area si trova d’altra parte Luca Missoni, fratello di Vittorio, che si trovava a bordo dell’aereo insieme alla moglie Maurizia Castiglioni e ai coniugi bresciani Foresti. Luca, che è un esperto pilota, lancia una sorta di appello: è necessario «continuare a cercare, c’è sempre una possibilità», dice, rilevando la «cordialità e serietà» riscontrata dagli esperti venezuelani.

Di certo c’è però che per ora non sono apparsi resti o rottami di alcun tipo. «Non essendoci alcuna evidenza, se non quella della scomparsa dell’aereo, è impossibile fare qualsiasi ipotesi», precisa il presidente dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, Bruno Franchi.

Le indagini paiono comunque orientate proprio su un’emergenza improvvisa, un attimo fatale - forse un fulmine - che avrebbe impedito al pilota, il 72enne German Marchal, di intervenire. Se la tesi dell’impatto in mare fosse vera, e tenendo conto che ormai sono passati cinque giorni dalla scomparsa, i resti dell’Islander potrebbero essere stati trascinati dalle correnti verso ovest, fino alla terraferma venezuelana.

È un percorso che gli esperti della zona conoscono bene. Anche perchè negli ultimi anni sono stati numerosi gli incidenti verificatesi sulla rotta. «È probabile che, così come già avvenuto in passato, i resti che galleggiano sul mare vengano trascinati verso la costa della penisola di Paraguanà, oppure verso le Playas de Arao o San Juan de Los Cayos», si afferma a Caracas, indicando una serie di località dello stato di Falcon che si affaccia sul Mar dei Caraibi.

Argomenti:incidenti aerei

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