I grillini contro i «privilegi dei parroci»

TRIESTE. L’ultimo assalto del Movimento 5 Stelle è quello contro i «privilegi» dei parroci. Benvenuti i finanziamenti agli edifici di rilevanza storico-culturale nell’ambito ecclesiastico, chiariscono i grillini, ma perché concedere contributi agevolati per case e pertinenze dei sacerdoti? L’offensiva, che tocca anche il contributo alla chiesa di Sant’Antonio a Trieste, è contenuta in uno degli emendamenti all’assestamento di bilancio da oggi all’attenzione dell’aula di piazza Oberdan.
Ieri alle 12, come da programma, è arrivato lo stop alle proposte di modifica del ddl. Il risultato è un elenco di 153 pagine, dall’emendamento aggiuntivo “1 ante” del centrodestra, che incalza il governo regionale a rivedere il patto finanziario con Roma, a una serie di modifiche formali dalla giunta. Francesco Peroni, l’assessore alle Finanze, fa sapere che i ritocchi sono di natura tecnica.
La parte sostanziale dell’intervento della giunta riguarda aspetti già noti: il recupero di fondi per il bonus bebè delle mamme 2014 in famiglie a basso reddito, la frenata sulla possibile reintroduzione a stretto giro della tassa di soggiorno, l’abrogazione dell’ipotesi di penalizzare finanziariamente i Comuni restii a entrare nelle Uti. A cercare di emendare il ddl sono naturalmente anche le forze politiche. Con i grillini, al solito, molto attivi nel tentativo di sgretolare comportamenti di vecchia data, a partire dalle poste puntuali.
Elena Bianchi ironizza innanzitutto sul “bonus maggioranza”: «Per la terza volta di seguito abbiamo scovato oltre 1 milione di euro puntualmente distribuiti dai relatori di maggioranza per le finalità più disparate». E cita in particolare i 500mila euro assegnati dalla giunta alla chiesa di Sant’Antonio «sulla base di un accordo tra la presidente Serracchiani e il forzista Marini».
Più in generale l’obiettivo è di rimodulare il sistema dei contributi ai ministri di culto (il capitolo vale 1,5 milioni in assestamento). «Un sistema diventato sempre più un privilegio alla luce delle norme infilate a fine anno scorso in Finanziaria – dichiara Eleonora Frattolin –. Non comprendiamo perché i parroci debbano poter ottenere finanziamenti una tantum, fino al 100% della spesa, pure per le loro case e pertinenze. Per questo chiederemo di abbassare quella quota al 60%, oltre che di togliere alle diocesi l’attuale facoltà di decidere la spartizione delle risorse».
Di qui emendamenti che uniformano le misure di sostegno per gli edifici dei sacerdoti ad altre forme di contribuzione. Sempre dal fronte grillino, oltre alla consueta operazione anti-Casta (stavolta per eliminare il rimborso della missione ai consiglieri, visto che in busta paga compaiono già i soldi per le spese di esercizio), spunta anche lo stop al progetto Pramollo. «L’autorizzazione di spesa per 48 milioni di euro per il project financing – sostiene Bianchi – ha solo l’effetto di ridurre il ricorso al mercato finanziario. Perché continuare a indebitarci?». E c’è poi un emendamento, sempre M5S, che chiede di inserire l’obbligo della consultazione dei cittadini nel caso in cui un ente locale cambi la destinazione di un finanziamento precedentemente concesso dalla Regione.
Sempre dall’opposizione, Fi, Ncd e Ar intervengono tra l'altro per il rifinanziamento della norma sul riuso e ripristino dei beni immobili, la ridefinizione della geografia della aziende sanitarie e lo smaltimento dell’amianto. I partiti di maggioranza firmano invece emendamenti per associazioni dei disabili, cooperazione internazionale, Film commission e sport minori. Dopo tante polemiche sul caso Agnola-Marsilio spunta anche un contributo di 120mila euro per gli alberghi diffusi. «La legge è buona – osserva Renzo Liva (Pd), relatore in aula – e ci sarà in ogni caso l’opportunità di correggerne le imperfezioni».
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