«I ragazzi a scuola vestiti da donna? Perché no?»

«Uno studente, maschio, vuole andare a scuola in gonna e truccato? Può farlo, basta che vengano rispettate le regole che riguardano il decoro, che non vengano esposte parti del corpo che danno scandalo e che non venga messo a disagio nessuno». La dirigente dell'Ufficio Scolastico regionale, Daniela Beltrame, rintuzza in questo modo le perplessità sollevate per il modo in cui si veste il supplente di matematica e fisica dell’Oberdan. Vale a dire Michele Romeo, il professore che si è presentato in classe truccato e vestito con abiti femminili. Romeo si definisce ermafrodita e per molti, preside inclusa, è un suo diritto presentarsi al lavoro con gli abiti e agghindato come preferisce. È una questione di diritto, di libertà.
«La scuola è una comunità educante - dichiara Beltrame - ma è ovvio che non può educare le vecchie generazioni che magari hanno opinioni diverse». La dirigente dell’Ufficio scolastico regionale ricorda che «i genitori hanno siglato con la scuola un patto di corresponsabilità - spiega - e di conseguenza hanno riconosciuto nella scuola un soggetto che educhi, che insegni anche il rispetto delle identità delle persone senza discriminazioni».
Anche i colleghi di Michele Romeo hanno preso le sue difese, sottolineando le capacità didattiche del professore. «Per quanto mi riguarda - osserva Beltrame - gli insegnanti sono tutti uguali, a distinguerli sono solo le loro capacità di insegnare, di farsi apprezzare, di stabilire un buon rapporto con gli studenti e di farli appassionare alla materia». Se alcuni genitori non avessero contattato i mezzi di informazione e degli studenti del liceo scientifico Oberdan non avessero diffuso la notizia e delle fotografie scattate al professor Romeo all'entrata a scuola, forse la sua vicenda, il suo affermare e difendere il suo diritto di vestirsi come gli pare e di sentirsi donna definendosi un'ermafrodita, non sarebbe venuto a galla. E a chi ha delle perplessità nessuno avrebbe dato risposta, nessuno avrebbe spiegato come la diversità, spesso, venga vissuta con normalità. «La scuola ha l'obbligo di mettere al centro di ogni insegnamento il rispetto altrui, - sottolinea Beltrame - il rispetto per le persone e quanto nella vita di ognuno conti il merito, la sua statura morale, le sue capacità e non l'identità di genere». «Ai nostri ragazzi - spiega la dirigente - dobbiamo insegnare a instaurare con gli altri un rapporto sul piano umano, intellettuale, morale». Messa di fronte al fatto che questo caso, quello di Romeo, può generare uno sconvolgimento delle regole e permettere ad un giovane di presentarsi vestito in maniera stravagante in aula, Beltrame replica: «Basta che vengano rispettate le regole del decoro».
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