I tagli alla Flex: aut aut della Regione

TRIESTE. Regione in campo sugli esuberi e sulle prospettive industriali di Flex, una delle maggiori fabbriche triestine che produce componentistica elettronica e che al momento occupa 650 addetti, 250 dei quali interinali.
Confronto non privo di asperità ieri mattina durante il tavolo “a tre” con Regione, azienda e sindacati, apparecchiato nella sede del Consiglio regionale. All’ordine del giorno i 65 lavoratori “somministrati” messi alla porta anticipatamente e unilateralmente dalla multinazionale, pochi giorni prima della riunione fissata il 19 aprile al Mise. Ma non solo: la questione di fondo riguarda la debolezza della progettualità produttiva e dell’azione commerciale dello stabilimento triestino, che nell’estate 2015 è passato da Alcatel Lucent al gruppo nordamericano Flextronics. Il presidente della Regione Fvg, Debora Serracchiani, che due anni fa aveva personalmente seguito il passaggio di mano, ha affrontato la delegazione Flex a muso duro: ha preso l’impegno per la ricollocazione dei 65 esuberi, attivando per la prossima settimana un secondo incontro specifico, che sarà seguito dall’assessore al Lavoro Loredana Panariti.
Poi ha chiesto polemicamente all’azienda come mai la dirigenza non si era mossa riguardo un progetto di partenariato con la lombarda Sm Optics, progetto che avrebbe facilitato l’accesso a varie forme di finanziamento regionale e statale. «L’impresa si dia da fare - ha attaccato il governatore - noi siamo pronti a supportare iniziative progettuali innovative, quindi basta perdere tempo». Tre bandi di gara sono trascorsi invano, ha ancora attaccato la presidente. Che a immediato giro di posta ha convocato il management di Flex per domani pomeriggio: la Serracchiani ha in mente di rieditare con la multinazionale nordamericana quanto è stato fatto per attenuare gli effetti della vertenza Wärtsilä. Infine il governatore ha assicurato la sua presenza allo Sviluppo Economico in occasione del vertice del 19.
La delegazione Flex era composta da Radenko Prnja, che segue anche le attività della multinazionale in Romania, dal responsabile della fabbrica Marco Colombo e dal responsabile commerciale Luca Vittuani. Da parte datoriale sono state ribadite le criticità già esposte ai sindacati, cioè la difficoltà di reperire nuova clientela e la lentezza della commessa Enel. Più tardi, in un incontro avvenuto presso lo stabilimento in Zona industriale, il management ha ricordato al sindaco di Trieste Dipiazza gli investimenti per 3 milioni di dollari e ha garantito che il gruppo non ha alcuna intenzione di disimpegnarsi dalla realtà produttiva giuliana.
L’esito dell’incontro ha soddisfatto le sigle sindacali, che, oltre a essere presenti alla riunione, avevano organizzato un presidio in piazza Oberdan, al quale ha partecipato un centinaio di lavoratori. A sostegno della vertenza uno sciopero di sei ore per turno.
In prima linea Fiom e Uilm, che hanno le rappresentanze sindacali in fabbrica e che erano guidate dai segretari territoriali Sasha Colautti e Antonio Rodà. Al tavolo anche Filt Cgil, in quanto Flex avrebbe intenzione di riportare all’interno dell’azienda il servizio logistico, da anni appaltato a Ceva, un’altra multinazionale: a rischio una settantina di addetti. Da Roma Fim Cisl ha mandato Giuseppe Ricci. Parlando ai lavoratori del presidio, Colautti e Rodà hanno sottolineato il fragile alibi dell’azienda, che non vuole o non riesce a diversificare la committenza.
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