Il laboratorio mobile “hi tech” che arriva sul luogo del delitto

Trieste Next dà l’opportunità a tutti di toccare con mano la scienza, argomento non solo astratto e non solamente a disposizione di chi la studia. Una delle sue applicazioni riguarda ad esempio la lotta alla criminalità ed è il motivo della presenza in piazza Unità di uno stand della Polizia scientifica, al settimo anno consecutivo di partecipazione al festival triestino della ricerca scientifica. Al suo interno vi è rappresentato un laboratorio coadiuvato da un’unità mobile, comprensiva di un’autovettura con tutto il necessario per studiare la scena di un crimine.
La macchina, una Fiat Fullback, costituisce dunque un vero e proprio ufficio mobile di polizia ed è stata studiata – come ha osservato ieri l’ispettore Alessandro Stratta – per dare la possibilità a chi segue l’indagine di aprire e chiudere in loco l’intera scena di un crimine in modo da alterare il meno possibile il luogo del delitto.
Il perché della presenza della polizia a questo festival della scienza lo ha spiegato il responsabile comunicazione della Questura di Trieste Davide D’Auria: presentare il bagaglio tecnico e scientifico a disposizione delle forze dell’ordine per la conduzione delle indagini. Ma cosa fa nello specifico la Polizia scientifica? Gli ambiti spaziano dalla rapina all’omicidio, dal controllo di manifestanti in caso di avvenimenti di pubblico interesse fino alle fotosegnalazioni e alla rintracciabilità di residui organici nei casi di violenza. Tutti gli elementi che si raccolgono vengono poi inviati al laboratorio per le analisi e per le successive indagini che si svolgono di concerto con gli altri reparti della polizia. Tutta un’altra cosa, insomma, rispetto a quello che si vede nelle serie tv. —
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