Il premier macedone spiava i giornalisti

BELGRADO. Più di un centinaio di rappresentanti dei media intercettati illegalmente ventiquattr’ore su ventiquattro da uomini dello Stato, ascoltati mentre al telefono discutevano di temi politici ed economici di rilievo o semplicemente chiacchieravano con amici o colleghi, o mentre ancora decidevano su quali casi scottanti indagare, quali leader mettere sulla graticola attraverso inchieste e servizi Tv. Giornalisti al lavoro, in uno scenario orwelliano. Non accade in una repubblica delle banane o sotto il giogo di un dittatore oscurantista, ma in una nazione balcanica che da anni aspira a entrare nella Nato e a iniziare un lungo viaggio verso l’adesione all’Ue. Accade – sarebbe accaduto - in Macedonia. Macedonia dove continua a tenere banco da settimane la diatriba tra il leader dell’opposizione, il socialdemocratico Zoran Zaev, e il premier conservatore Gruevski, accusato dal primo di aver trasformato la piccola ex repubblica jugoslava in un vero e proprio Stato di polizia, con 20mila persone osservate speciali. La risposta di Gruevski, Zaev starebbe tentando solamente di «sovvertire l’ordine costituzionale» con menzogne e ricatti. Ma Zaev va avanti e conquista alleati preziosi. Come i giornalisti macedoni. Lo ha fatto rendendo pubblici mercoledì documenti che dimostrerebbero l’esistenza di un piano preciso per spiare centinaia di giornalisti e articolisti sia di idee politiche affini a quelle del primo ministro, sia vicini all’opposizione. Nessuno «potrà più avere dubbi sul tipo di regime» instaurato da Gruevski, ha detto Zaev. Nelle intercettazioni, come ha ben sintetizzato il portale Balkan Insight, si possono sentire le voci di quella che sembra essere il ministro degli Interni, Gordana Jankulovska, mentre discute col capo di gabinetto di Gruevski di come giornalisti “amici” debbano seguire un evento organizzato dal governo. Altre conversazioni proverebbero il totale controllo dell’esecutivo sulla Tv pubblica e le pressioni su media ostili, da mettere fuori gioco, impedendo loro di pubblicare «informazioni importanti». Rivelazioni, quelli di Zaev, che hanno portato ieri le associazioni dei giornalisti della Macedonia a muoversi, chiedendo le dimissioni del premier Gruevski, del ministro degli Interni e del capo dei servizi. Solo così si potrà permettere alla magistratura di «arrivare alla verità» e di «fermare gli abusi», ha dichiarato Naser Selmani, numero uno dell’Ajm, mentre la giornalista Zana Lupevska ha rivelato che le intercettazioni contro i media sarebbero iniziate addirittura nel 2009. Lupevska che ha aggiunto che i giornalisti faranno causa al governo di un Paese guidato da un premier che sembra sempre più isolato. Come leggere in altra maniera la scelta del presidente della Commissione europea, Juncker, che ha cancellato martedì l’incontro previsto ieri con Gruevski a causa della «situazione sul terreno» nell’inquieta Macedonia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo