Il prosciutto San Daniele parla francese

Loste-Tradi France, marchio blasonato della gastronomia transalpina, conquista lo storico produttore Dok Dall’Ava

TRIESTE. Bon appétit: anche il prosciutto di San Daniele finisce in pancia ai francesi. Dopo il latte della Parmalat, le collezioni del fashion e del lusso di Bottega Veneta, Bulgari, Pomellato, Fendi, Brioni, Gucci, e poi ancora le banche, come Cariparma e Bnl, le assicurazioni di Nuova Tirrena, il corriere espresso Bartolini, i tentativi di scalata di Vivendi su Mediaset e Telecom, le mire di Axa su Generali, le fresche nozze parigine Luxottica-Essilor, il menù d'oltralpe a base di made in Italy si arricchisce dei sapori del crudo stagionato friulano.

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Non è stato reso noto il valore dell'operazione con la quale il gruppo di salumeria e prodotti trattati Loste-Tradi France fa il suo ingresso in maggioranza nel capitale dei prosciutti Dok Dall'Ava, uno dei simboli del territorio grazie alla qualità degli affettati e della sua rete di prosciutterie.

Tuttavia l'ennesimo pasto dei cugini transalpini di delizie made in Italy ammonta a una spesa che negli ultimi 5 anni è lievitata fino a 24 miliardi di euro in aziende italiane. E nonostante qualche incursione tricolore in terra francese, come l'offerta di Fincantieri per Stx France, il gemellaggio con Parigi ha il suo baricentro ben radicato sotto la Tour Eiffel.

Per Carlo Dall'Ava, titolare del prosciuttificio fondato nel 1982 a San Daniele, il tema della nazionalità non è in discussione. Tanto più che un prodotto alimentare del territorio non si può, per ovvie ragioni, delocalizzare. Quindi via libera al matrimonio sull'asse San Daniele-Monfort-sur-Meu per mettere in campo sinergie e rilanciare l'internazionalizzazione.

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«Si tratta di allargare gli orizzonti- ha detto l'imprenditore friulano - e di allearsi per entrare in nuovi mercati offrendo nuove percezioni gustative. Perché l'unione fa la forza e da soli non si va lontano».

L'idea di fondo è di prendere parte al progetto di un gruppo del gusto in forte espansione come quello della charcuterie bretone di alta qualità Tradi-France che oggi produce in 9 impianti e possiede quattro piattaforme logistiche e un fatturato superiore a 300 milioni di euro.

I francesi non son stati gli unici a bussare alla porta di Carlo Dall'Ava. «Altre tre grosse aziende internazionali mi avevano cercato per entrare nella mia, interessate al mio prodotto e anche alla mia rete distributiva». Dok Dall'Ava, pur esportando in 22 Paesi e una rete di negozi che hanno rivoluzionato il consumo dei prosciutti, ha un giro d'affari molto più esiguo, circa 8,5 milioni di euro.

E per crescere, soprattutto nel retail, servono risorse. Il caso della prosciutteria Dok di Venezia che ha chiuso perché l'affitto era aumentato del 50% racconta tutte le difficoltà di una Pmi che da sola fa fatica a svilupparsi. Entrambe le società, malgrado carta d'identità diversa, hanno in comune il carattere familiare.

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Loste Tradi-France è in mano al patron Antoine D'Espous, l'imprenditore che è riuscito a riportare in "casa" un gruppo che erano finito nell'orbita di Unigrains, il fondo di investimento che scommette sulle società della filiera agroalimentare transalpina.

Il 9 febbraio dello scorso anno D'Espous ha ricomprato la partecipazione detenuta da Unigrains in Ca Traiteur & Salaison che è la holding che controlla il gruppo di cui fa parte Tradi-France. La società produce dal 1866 salsicce, salami, prosciutto cotto con marchio proprio e altri sei brand (Larnaudie, Noixfine, Frais Devant, Jean d'Audignac) di gastronomia francese di alta gamma e con 700 ricette la settimana fornendo 11 mila negozi di gastronomia e macelleria.

Ora è arrivato il momento dell'espansione internazionale e delle sinergie con Dok Dall'Ava. «Assieme al patron della maison, Antoine D'Espous - prosegue Dall'Ava - sto costruendo la linea italiana dei prodotti francesi da far conoscere nel nostro Paese. E viceversa. Lo chef italiano ricerca prodotti francesi, mentre quello francese vuole anche prodotti italiani. Nelle nostre prosciutterie si possono già provare alcuni piatti. Ed è appena partita l'azione di retail. Si dice che francesi e italiani siano cugini, ora siamo fratelli».

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