Il “re delle truffe” tradito da un prelievo bancario
È finita mercoledì a Lubiana la latitanza di Carlo Rao, il “re delle truffe on line” che per anni ha frodato migliaia di persone, in Italia e non solo, facendo sfoggio di una fantasia e un’abilità fuori dal comune nell’inventare nuove esche e nuove strategie su internet. Rao, dunque, dovrà scontare una condanna di quasi 28 anni (27 anni, 8 mesi e 23 giorni per la precisione), già definitiva e legata solo ai reati commessi in Italia. Alla pena si sommeranno probabilmente le condanne per i reati in via di giudizio all’estero, e in Slovenia (dove si trova tuttora rinchiuso nel carcere di Lubiana) in primis. Mercoledì gli uomini della Mobile di Gorizia, coadiuvati dai colleghi della polizia criminale di Nova Gorica e Lubiana, e dagli uomini dell’Interpol, hanno fatto scattare le manette ai polsi del 36enne monfalconese, coronando un lavoro di ricerca e intelligence durato mesi.
Un lavoro illustrato ieri mattina alla caserma Massarelli di Gorizia dal dirigente della Mobile Claudio Culot. «C’è grande soddisfazione per aver portato a termine quest’operazione – ha detto Culot -, frutto di una bella collaborazione, anche internazionale. Essere riusciti ad arrestare un soggetto del nostro territorio aumenta il valore che per noi ha avuto questo impegno. Per questo ringrazio chi ha lavorato duramente, notte e giorno, sacrificando anche le festività pasquali». Culot ha poi evidenziato l’importanza della pena assegnata al “re delle truffe on line”: «Onestamente non conosco per questo tipo di reato una condanna così pesante, e in questo senso si tratta di una sorta di primato. Certo sono stati inclusi anche diversi fatti pregressi, tra i quali anche l’imputazione per sequestro di persona». Arrivare all’arresto di Rao non è stata una passeggiata. Il monfalconese era già stato arrestato in Francia, nel 2009, con l’accusa di truffa e possesso di documenti falsi, ma nel 2012, per una serie di tecnicismi legati alla doppia condanna (all’estero e in Italia) e alla diversa valenza dei mandati di cattura nazionali e internazionali, era stato scarcerato. Da allora aveva fatto perdere le sue tracce. Lo scorso dicembre da Roma è arrivato a Gorizia l’ordine di esecuzione dell’arresto per la condanna definitiva a quasi 28 anni, e la Mobile di Culot si è messa all’opera. Ci sono voluti mesi, con tanto di emissione di mandato di arresto europeo e coinvolgimento dell’Interpol, per venire a capo dell’intrigo. Rao era stato molto abile a non lasciare tracce dietro di sé. O quasi. Grazie all’utilizzo di un particolare sistema informatico arrivato da Roma, la Mobile di Gorizia ha intuito che il monfalconese potesse essere a Lubiana, riuscendo poi a risalire a una transazione in suo favore (non legata però a una truffa) in una banca della capitale slovena. Quando Rao s’è recato a ritirare il denaro, sono scattati gli arresti. Non ha opposto resistenza, né era armato, e Culot conferma anche che «nel suo caso si tratta di criminalità comune, senza alcun legame con la criminalità organizzata». Fino al 2009 aveva truffato per oltre 500mila euro, ed è quasi impossibile capire quanti altri soldi ha intascato indebitamente. In Italia ma anche in Slovenia, dove sono in corso indagini per capire quali altre imputazioni potrebbero arrivare a suo carico, aumentando ancora la durata della detenzione.
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