Il segreto per rigenerare gli organi dell’axolotl

TRIESTE Fu il nostro Lazzaro Spallanzani che, a metà del 1700, riportò per primo che gli arti e la coda delle salamandre hanno la straordinaria capacità di riformarsi una volta amputate. Un secolo dopo, Von Humboldt iniziò a studiare una strana specie di salamandre che provenivano dal lago Texcoco, tra le montagne dove oggi sorge Città del Messico. L’animale era sacro agli Aztechi, che lo chiamavano axolotl; il nome scientifico è Ambystoma mexicanum. Ha circa 25 cm di lunghezza e sembra un pesce più che una anfibio, perché non completa la metamorfosi che lo trasformerebbe da acquatico a terrestre. Se gli tagliate una zampa, questa si riforma in qualche settimana. Se gli danneggiate il cuore, la retina, il midollo spinale, persino il cervello, questi si riformano spontaneamente. Gli axolotl sono animali speciali per i laboratori interessati alla medicina rigenerativa, di cui cercano di carpire i segreti. Imbattendosi, però, in non poche difficoltà, perché questi animali hanno un genoma grande 10 volte quello umano.
Questa settimana, finalmente, un team di ricercatori di Dresda, Heidelberg e Vienna riporta su Nature di aver completato il sequenziamento dell’intero Dna di axolotl. Non senza alcune sorprese. Nonostante la grande dimensione, il numero di geni è solo di poco superiore a quello dell’uomo (20mila contro 23mila), mentre quello che determina l’enorme lunghezza del Dna è un numero impressionante di sequenze ripetute, di significato sconosciuto.
Già i primi esperimenti indicano quali sono i geni coinvolti nel processo di rigenerazione; molti di questi non esistono o non sono espressi nei mammiferi. Potranno essere usati per rigenerare gli organi e, perché no, anche gli arti nell’uomo? È troppo presto per dirlo. Ma quello che è certo è che la conoscenza della sequenza del Dna di axolotl unita alle tecniche moderne per la modificazione diretta dei geni consentiranno un’accelerazione straordinaria della ricerca.
Intanto, axolotl sta scomparendo dal suo ambiente naturale. Soffocati dalla crescita inquinante di Città del Messico, i laghi dove prosperava si sono ridotti a canali che ospitano poche centinaia di esemplari, minacciati anche questi dai pesci introdotti incautamente pensando di sostenere l’alimentazione umana. Ora sono più gli axolotl in giro per il mondo nei laboratori e negli acquari di quelli presenti in natura. Bizzarro destino per un animale che potrebbe cambiare la storia della medicina.
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