Imu, stangata su negozi e magazzini

Se i proprietari di case, specie le seconde, piangono, i titolari di negozi di certo non sorridono. Anzi, se possibile, se la passano ancora peggio. La nuova imposta comunale sugli immobili, infatti, produrrà sugli spazi commerciali effetti ancora più pesanti rispetto a quelli attesi per le abitazioni. Colpa di un mix micidiale di fattori - rivalutazione delle rendite catastali e balzi in avanti delle aliquote ordinarie -, che alla fine dei conti determinerà rincari da brividi. In molti casi superiori addirittura al 120%.
Rendite e aliquote
A togliere il sonno a parecchi negozianti saranno prima di tutto i nuovi meccanismi di calcolo delle basi imponibili. Le rendite degli immobili classificati dal catasto come C/1 (negozi e botteghe, appunto), oltre ad essere aggiornate del 5%, andranno moltiplicate per il nuovo coefficiente di rivalutazione, che passerà da 34 a 55. Una novità decisa dal governo Monti a cui si sommerà un’altra variabile, stabilita questa volta dalla giunta Cosolini: l’aumento dell’aliquota dal 7 (la soglia della “vecchia” Ici che i commercianti hanno continuato a pagare anche dopo l’abolizione dell’imposta sulla prima casa) al 9,7 per mille. La stessa, quindi, applicata alle seconde case affittate a prezzi di mercato.
Piccoli negozi
Il binomio rendita maggiorata-aliquota più alta, come si diceva, si tradurrà in aumenti da capogiro, ben evidenti già nelle prime stime effettuate dagli uffici tecnici di Confcommercio. Il proprietario di un piccolo negozio di circa 65 metri quadrati in un’arteria centrale come via Mazzini con rendita di 1600 euro, per esempio, vedrà lievitare l’importo finale del 124%. La base imponibile del suo locale commerciale passerà infatti da 54.400 a 88mila euro e l’imposta, calcolata con la nuova aliquota del 9,7 per mille, salirà da 380,80 (cifra pagata l’anno scorso come Ici) a 853,60 euro. Un rincaro quindi di ben 472,80 euro, pari appunto a un + 124%
Ampie metrature
Scenario altrettanto critico per i proprietari di negozi più ampi. Per un esercizio di 180 metri quadrati in zona via Gallina, ad esempio, la crescita della base imponibile (che passerà da 156.400 a 253mila euro) e l’aumento dell’aliquota dal 7 al 9,7 per mille, si tradurranno in un’identica “mazzata”: l’imposta finale crescerà da 1094,80 a ben 2454,10 euro. Cifra, quindi, più che raddoppiata e destinata tra l’altro a salire ulteriormente nel caso in cui il negozio in questione sia lasciato sfitto dal legittimo proprietario. In questo caso, con l’aliquota fissata dalla giunta al 10 per mille, l’Imu sfonderà la soglia dei 2500 euro.
Magazzini e depositi
Fin qui il quadro riferito ai commercianti che possiedono solo i muri del proprio negozio. Per quanti invece, oltre allo spazio adibito alla vendita, dispongono anche di un retrobottega o di un locale di servizio, lo scenario è ancora più critico. Le unità immobiliari accatastate come C/2 (magazzini e depositi), sono soggette infatti ad un trattamento diverso che le equipara in pratica alle abitazioni. Questo significa che il coefficiente da utilizzare per rivalutare la rendita non sarà più 55 bensì 160, come per le case appunto. Risultato? Basi imponibili più alte e imposte finali più salate. Così, evidenziano ancora i calcoli di Confcommercio, il titolare di un magazzino di 52 metri quadrati in via Mazzini che l’anno scorso pagava 147 euro di Ici, quest’anno dovrà sborsarne 325,92 di Imu, pari al 121% in più.
I commenti
Di fronte ai rincari previsti per i commercianti, come a quelli attesi per abitazioni principali e seconde case, l’opposizione si prepara a salire sulle barricate. Per il Pdl, che anche oggi raccoglierà firme in via Ponchielli, largo Barriera e Barcola per ottenere la riduzione delle aliquote, «la giunta Cosolini è capace solo di mettere le mani nelle tasche dei triestini». Per la Lista 5 Stelle «è evidente l'iniquità della ridotta differenza fra l'imposizione degli immobili locati non a canone concordato (9,7 per mille) e le unità sfitte (10 per mille). A farne le spese saranno i locali commerciali e le piccole imprese che subiranno un aumento degli affitti perchè i proprietari dei locali scaricheranno su di loro i rincari Imu». Mentre per Fli «è in atto un vero e proprio attacco alla piccola proprietà, a quanti cioè, con il frutto del lavoro di una vita, hanno comprato una seconda casa da destinare nella maggioranza dei casi ai figli».
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