In Friuli Venezia Giulia il taglio sale a 463 milioni

TRIESTE. Rischia di andare sempre peggio per il Friuli Venezia Giulia. Ieri, in commissione Affari costituzionali del Senato, la discussione sul decreto 138 ha fatto emergere definitivamente i tagli di spesa imposti alle Regioni autonome. La nostra, nel 2012, dovrebbe salire dai 77 milioni di quest’anno a quota 463, cifra nettamente superiore alle previsioni spuntate nei giorni di Ferragosto che parlavano di 308 milioni. «Impensabile reggere», commentava ieri sera Ferruccio Saro, pronto alla battaglia odierna, quella che ha l’obiettivo di dichiarare in commissione l’incostituzionalità del decreto sul fronte delle “speciali”.
Saro fa conti che non esita a definire «allarmanti». La somma dei tagli applicati alle autonome tra decreto 78 del 2010, manovra di luglio e successiva manovra di agosto è pari a 3 miliardi. Per la percentuale calcolata in base alla popolazione (attorno al 15%), la Regione Fvg è chiamata a contenere la spesa per 463 milioni sia nel 2012 che nel 2013. Se si sommano i “soliti” 370 milioni del federalismo fiscale, si arriva a 833 milioni di euro, «senza tener conto dei potenziali effetti depressivi sull’economia e quindi della riduzione di compartecipazioni sul gettito tributario», rileva ancora il senatore friulano.
Numeri da depressione che vanno scongiurati. Saro fa trasparire un moderato ottimismo sulla possibilità che il parere odierno della commissione sulla costituzionalità del 138 possa servire a non applicare alle Regioni speciali le norme finanziarie e quelle sull’ordinamento degli enti locali. In sostanza, a consentire al Friuli Venezia Giulia di aggirare tutti i tagli. Altrimenti, inevitabile, ci sarà il ricorso alla Corte costituzionale, quello che dovrebbe annunciare oggi anche la Sicilia. In attesa di notizie da Roma, Renzo Tondo convoca intanto d’urgenza, oggi a Trieste alle 12, un vertice con le parti sociali per un esame congiunto dell’impatto della manovra ferragostana sul Fvg. Ma, già alla vigilia, la decisa presa di posizione di giunta, capigruppo e parlamentari viene condivisa da sindacati e parti sociali. Franco Belci, il segretario della Cigl, rimane un po’ freddo, dice che il ricorso alla Corte potrà avere risposte anche tra un anno ma ammette: «Meglio di niente, speriamo che questo tipo di confronto diventi un metodo». Più convinte, nell’approvare le barricate Fvg, Cisl e Uil. «Lo Stato centrale tratta una Regione virtuosa alla stregua di quelle piene di debiti - osserva il segretario cislino Giovanni Fania -, bene ha fatto la politica regionale, ferma restando l’urgenza di ridurre i costi della macchina, a unirsi in difesa della nostra autonomia. I 370 milioni come quota per il federalismo fiscale azzerano tra l’altro di fatto il welfare, che vale circa 270 milioni». Anche Giacinto Menis, segretario della Uil, insiste «per il massimo concorso possibile a tutela della specialità: inaccettabile che i tagli alle 5 “speciali” siano superiori a quelli delle ordinarie». E promette «massima collaborazione» con la giunta «alla ricerca di risorse per terza corsia, piattaforma logistica e superporto». Anche Alessandro Calligaris, presidente di Confindustria Fvg, condivide il ricorso anti-tagli ma non dimentica «l’opportunità di intervenire sugli enti inutili, dalle Province ai piccoli Comuni, per ridurre i costi e migliorare i servizi». Pure Franco Rigutti, presidente di Confcommercio Fvg, afferma: «Vanno respinte le norme che minano l’autonomia e i tagli di spesa agli enti locali che avrebbero inevitabilmente ripercussione negativa su economia e opportunità di sviluppo».
Un’altra partita aperta è quella della caccia a finanziamenti statali per la terza corsia. Domani mattina al meeting di Rimini, ospite di una tavola rotonda sulle infrastrutture, il presidente Tondo avrà l’occasione di incontrare il ministro Altero Matteoli. Eventuali risorse romane, secondo l’ad di Autovie Dario Melò che esclude problemi sulla partita finanziaria, «dovrebbero servire ad alleggerire l’impatto sul territorio». Dunque, tariffe un po’ più contenute. Sempre che i costi, avverte Gianfranco Moretton, «non decollino, come temo, di un miliardo aggiuntivo sui previsti 2,3 miliardi a causa del tempo perso colpevolmente dal centrodestra».
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